Home CRONACA L’editoriale-bonsai / Quel bisogno di controlli sulle nostre frontiere

L’editoriale-bonsai / Quel bisogno di controlli sulle nostre frontiere

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L’informazione stava proprio sulla coda e tra le pieghe di una nota pubblicata in sezione locale del portale italiano “Questure sul web”, sito che viene aggiornato con maggiore o con minore frequenza secondo le aree geografiche: nel solo mese di gennaio i soli operatori della Polizia di frontiera con base a Luino, e che dunque non svolgono attività né sul versante del Verbano-Cusio-Ossola né su quello (assai più permeabile) del Comasco, hanno effettuato 154 servizi di controllo in retrovia, come dire in una fascia prossimale al confine, indicativamente fra gli zero ed i 15 chilometri, di fatto sulle reti stradali ovvero sulle loro convergenze nevralgiche. 154 servizi uguale media di cinque il giorno, opera di cui è ravvisata l’effettiva necessità; questo senza contare il lavoro di Carabinieri e Guardia di finanza, che sono altri enti preposti al controllo del territorio. Un impegno che è anche ammissione: di tale lavoro, nel segno sia della prevenzione sia della repressione, sussiste la necessità, tanto che l’attività risulta capillare. Chissà allora per quale motivo, quando si viene a chiedere il ripristino dei posti di controllo su tutti i valichi di frontiera, ci si sente rispondere picche… (in immagine, uomini delle pattuglie miste operanti dal marzo dello scorso anno a cavallo del confine).