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Filo di nota / Campione d’Italia, ma quale bisogno c’era…

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È, e resta, una delle cinque “exclave” nell’Europa occidentale, insieme con Büsingen am Hochrhein, Llivia, Baarle-Hertog e Baarle-Nassau. Da oggi, tuttavia, del Comune di Campione d’Italia è mutato lo “status”: non più parte del territorio doganale elvetico, ma espressione integrata nello spazio doganale dell’Unione europea, come da imposizione brusselliana con percorso sulla cui opacità i cittadini del borgo dovrebbero interrogarsi a lungo, se non avessero problemi maggiori (il crollo dell’economia locale dopo chiusura del casinò, per esempio) di cui occuparsi. Le novità effettive: allineamento di Campione d’Italia – nonostante la sua specificità e la sua storia atipica – al ruolo di una qualunque località tricolore di confine; avvenuta istituzione di un punto doganale “virtuale”, cioè con soli cartelli, segnali e cassetta per l’autodichiarazione delle merci ma senza edificio, in uscita dal territorio comunale di Bissone (la “non-struttura”, cui è stato dato il nome “Suddivisione di Bissone”, risponde all’Ispettorato doganale di Chiasso-strada; esiste tuttavia un’area di controllo a Bissone, e sul tratto stradale saranno effettuati controlli mobili, almeno per quanto riguarda il Ticino); necessità di portare con sé i documenti di identità nell’una e nell’altra direzione; versamento ordinario di tributi e dazi doganali per quanto non esente o eccedente i margini di franchigia. Benefici reali, nessuno se non per l’Erario italiano; ma, e lo si ricordi, nel cambiamento di “status” le autorità elvetiche non ebbero alcun ruolo… In immagine, lo storico arco d’ingresso a Campione.