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Italiano, quo vadis? / Più che un prodotto, è un Frankenstein in cucina…

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Ammettiamo: siamo andati a cercare ed abbiamo trovato una corrispondenza (una) nell’anno 1833, sul volume “L’ape delle cognizioni utili ossia scelta delle migliori notizie, invenzioni, cognizioni e scoperte” edito in Capolago; erano però tempi in cui circolavano ancora forme come “potazione”, “potagione” e “potamento” in luogo di “potatura”, non che non s’ami il passato ma qui si sconfina nell’arcaico da narrazione voluttuaria. E il dire “burro di sale” in luogo di “burro salato”, a normal rigore di logica, fa pensare al tentativo di prendere un minerale e di sottoporlo a trattamento tale che permetta di renderlo morbido e pastoso; a quale fine culinario, poi, nemmen si saprebbe. Grazie dunque agli amici della “Aldi” per l’ennesima perla: linguistica, sì, ma anche e soprattutto chimica.