Home CRONACA Incassa i crediti Covid-19 e se li gode: italiano in manette

Incassa i crediti Covid-19 e se li gode: italiano in manette

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È un giochetto che, in un umanissimo cedimento al lato oscuro della Forza ed alla pulsione da cupidigiosa riccanza, chissà quanti avranno immaginato di poter fare, infilandosi nelle pieghe dei crediti salvaziende che erano stati lanciati quale risposta immediata e tangibile all’emergenza finanziaria nelle imprese costrette a fermarsi causa pandemia covidiana: i soldi ci sono, io cavo fuori quattro carte un po’ arrangiate e abbellite e mi faccio finanziare, quindi prendo i quattrini e li uso, e chi s’è visto s’è visto. Cosa accaduta in quel di Chiasso, dove un’agenzia di viaggi già oberata dai problemi economici divenne fulcro per la furbatina di due soggetti poi resisi uccelli di bosco (ma parte del denaro fu recuperato alle brevi); cosa ripropostasi su altro versante, ed a dimensioni massicce, come si evidenzia stamane sulla scia e come causa dell’arresto di un 47enne italiano residente nel Luganese.

Su costui, che era finito in manette giorni addietro e che ora beneficia – si fa per dire – della conferma di tale decisione da parte del giudice dei provvedimenti coercitivi, gravano sospetti poderosi che conducono alla configurazione di reati quali truffa, falsità in documenti, riciclaggio di denaro ed amministrazione infedele. In pratica, così sarebbe stata organizzata la manfrina: produzione e stampa di attestazioni o mendaci “tout court” o ritoccate nella direzione della Farlocchilandia, istanza per ottenere non uno ma due crediti garantiti dalla Confederazione, valsente bonificato in conto corrente e da lì immediatamente fluente ad utilizzo “per scopi estranei” rispetto a quanto stabilito, insomma con aggiramento dei vincoli, ma figurati mai chi verrà a controllare. E, dal momento che si è in ballo, meglio ballare sino a quando l’orchestra ce la fa: fra gli “scopi estranei” facciamoci allora stare le spese personali, ché del capitale da restituirsi si parlerà semmai a babbo morto. Per nostra e vostra soddisfazione di legittima curiosità, sì, siamo al corrente della cifra scippata con due fotocopie e con la firmettina: oltre 600’000 franchi. E si ammette: il tizio, se è colpevole cioè se dalle sue mani e dalla sua mente uscì tale progetto criminoso, almeno provò a spararla altissima. Ma la gh’éva mìa i gàmb, e zac, al posto del braccialetto d’oro da sfoggiarsi quest’estate sulla “Croisette” ecco i polsettini in acciaio che vanno sempre di moda sui litorali di “Stampa” e “Farera”.

Accertamenti, fanno capire da via Pretorio in Lugano, sono in corso e sviluppi non sono da escludersi. Inchiesta affidata al procuratore pubblico Daniele Galliano.

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