Home POLITICA Verso le Federali / Autocritica pussa via, i compagni sognano un “triplete”

Verso le Federali / Autocritica pussa via, i compagni sognano un “triplete”

463
0

Finché sono chiacchiere maggioline, oh, va anche bene: se è vero che in tempo di guerra più balle che terra, quand’è tempo di pace delle illusioni ci si compiace. Ma non ci credono nemmeno in casa, e figurarsi se con tale prosopopea riusciranno a convincere qualcuno fuori dall’uscio, i simpatici compagni oggi spuntati belli belli a dichiararsi legittimati a pretendere un duplice acculamento al Nazionale, in ottobre, oltre all’automatica conferma del seggio agli Stati. Certo, tutelandosi anche la presenza dei fieri alleati in maglia cocomero, sicché due seggi su otto complessivi alla Camera bassa (a questo ha diritto il Ticino; non è che, in forza delle ambizioni sventolate da Tizio e da Caio, vi sia modo di arrivare a 10 o a 13) sarebbero e saranno egualmente ben accetti qualora, per dire, valesse e varrà un “uno più uno” in preservazione del ruolo dei “Verdi del Ticino”, drammaticamente rifluiti verso l’argine sinistro e qui alla ricerca di conferme, quasi che alle velleitarie istanze di transizione ecologica si sia sostituita la consolatoria concretezza della transizione ideologica. Dovrebbe valere il “memento” secondo cui, in certi casi, o si firma un bel contrattino prematrimoniale o ci si trova prima o poi ad affrontare un divorzio rovinoso; ma questa è materia in cui non si entra di principio, se uno vuol farsi male glielo si dice una volta e poi un’altra volta e alla terza ci si arrende. Semmai, domandarsi dove siano finiti tutti i bei discorsi uditi sull’esigenza di un’analisi realistica dei risultati alle Cantonali – pagnotte ancor calde di forno, si direbbe scorrendosi con il dito sui foglietti del calendario – e sull’autocritica e sugli acclarati errori di sovrastima; tout passe, tout lasse, tout casse, ed in particolare tout se remplace.

Tout se remplace? Mais oui, in termini familiari, senza che vi sia bisogno di parlare a suocera affinché nuora intenda. Ad esempio: per una Marina Carobbio Guscetti che lasciò vacante il seggio agli Stati (qui corre Bruno Storni in realtà impegnato a doppio binario, giacché in lizza anche per il Nazionale dove già siede: non è colpa sua se gli hanno messo a fianco un plotoncino di “wannabe”) ecco la disponibilità di Laura Riget, copresidente del Partito socialista – avevamo scritto che si stava parlando dei socialisti? No? Sorry, è il rischio che si corre quando ci si occupa delle solite facce e dei soliti accordi – e che era stata assistente di Marina Carobbio Guscetti a Berna e che di Marina Carobbio Guscetti è contigua anche per relazioni di affinità (insomma, imparentata, se la diciamo alla grossa). Poi va in campo Adriano Venuti, vicepresidente del partito; e siamo a due autoreferenziali su due. Mezzo mandato – senza acuti – nel Legislativo trasforma poi in potenziale consigliere nazionale anche Danilo Forini, che dirige la “Pro infirmis”; sfoggiando la spilletta della “Sos Ticino” si proietterebbe volentieri verso Berna anche Mario Amato, altro direttore; e direttrice (in versione condivisa) è inoltre la candidata Nora Jardini Croci Torti, avvocata ed a capo dell’associazione “Equi-lab”. Grandi rischi corre dunque il Ticino, in caso di conseguimento del massimo risultato auspicato in casa Ps, ché gran fetta dei ruoli apicali – ipotesi invero assai perniciosa, convenite? – si staccherebbe dall’alveo per riversarsi sulle rive dell’Aare.

Aggiungonsi, ma avremmo potuto e fors’anche dovuto collocarle in vetta alla lista (a compensazione del futuro, ecco: altri primati, elettoralmente parlandosi, esse non avranno), Alice Ambrosetti e Laura Di Corcia. La prima è una ricercatrice in area Supsi, fronte scienze dell’educazione. Della seconda, di cui constano profili di apparente contiguità al mondo della poesia, è serbato ai posteri l’immortale verso: “Dal rosso prende inizio la storia / sul viso, un’amara vittoria”. Parla d’altro, certo, Laura Di Corcia; ma che sia profezia, non tanto il principio quanto la preannunciata certezza del triste esito? E del resto: dopo i compagni che sbagliano, nulla v’è di peggio dei compagni che s’illudono. A proposito: gli otto questi sono, ma serve ancora una formale ratifica nel Congresso elettorale, fra tre settimane e briciole; ratifica, appunto, e morta lì.