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Filo di nota / Rossocrociazia del basket, dei parassiti non v’è bisogno

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Dopo il 49-76 di mercoledì 19 luglio a Prizren contro il Kosovo e dopo il 46-70 di sabato a Friborgo contro la Danimarca, quel che resta della Rossocrociazia cestistica è ormai da considerarsi fuori dai giochi nel torneo di prequalificazione agli Europei di basket maschile, gruppo “H”. I malumori dilagano, gli interrogativi restano. Molti pretendono riorganizzazioni, colpi di spugna, discussioni ai massimi livelli, aperture e compagnia cantante; prima di ciò, tuttavia, si gradirebbe una parola chiara da quanti accampano ogni genere di scuse per rispondere picche alla convocazione, atto ormai ridottosi ad un invito e quasi ad una preghiera. Per carità: nessuno obbliga nessuno. Ma dal momento che la Nazionale è qualcosa di differente da un albergo con le porte girevoli, si ragioni andando a cercare – ed a ricompensare, sissignori – quanti per un minuto con quella maglia camminerebbero all’indietro da Vacallo a Bellinzona. Sia detto: non vi è bisogno di una Nazionale che faccia risultati (del resto, i risultati non stanno arrivando egualmente…), ma vi è bisogno di una Nazionale in cui ognuno, girando la testa a sinistra e poi a destra, veda compagni e non fantasmi che alla Svizzera tengono quanto basta per un timbro sul passaporto.