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Hockey Nl / Sorpresa (macché): Chris McSorley al timone del Lugano

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Ed il simpatico segreto di Pulcinella della collezione primavera 2021 sulla passerella del “Lugano hockey fashion style” fu svelato: Chris McSorley arriva a rilevare la panca che già fu di Serge Pelletier, e quindi avremo un canadese dell’Ontario (da Hamilton, posto fantastico per il football americano servito su foglia d’acero ma sventurato per le sorti del professionismo discatorio) in luogo di un canadese del Québec (da Montréal) ed anche con passaporto rossocrociato, ed avremo uno che ha appena compiuto 59 anni in luogo di uno che va per i 56, ed avremo uno che da giocatore prometteva bene ma arrivò soltanto alle porte della Nhl (occhio: non che la Ihl e la Ahl a cavallo tra Anni ’80 ed Anni ’90 fosse una “Disneyland” per vacanzieri in attesa della telefonata giusta) in luogo di un altro che in quanto atleta non fu fortunato nel salto dalla filiera giovanile in senso stretto (categoria “Midget”, diciamo più o meno la “Under 18”) ed il livello da “junior A”. Del possibile arrivo di Chris McSorley a Lugano si sapeva da un paio di mesi, lo stesso Serge Pelletier era apparso infastidito da tali voci, Hnat Domenichelli nel ruolo di “general manager” aveva ammesso che i contatti c’erano stati; altro paio di maniche, si suppone, sarebbe stato se il Lugano fosse riuscito a mettere in cascina un titolo e/o una Coppa Svizzera, ma si suppone soltanto, a festa celebrata ci sarebbe magari stato l’annuncio di un addio proprio perché questo era il momento del trionfo e non è raro che si lasci il timone nel tempo del massimo fulgore. Noi boh, e ad ogni modo il congedo da Serge Pelletier fu cortese, almeno nelle forme.

Ora si porrebbe il problema di raccontare chi sia e che cosa abbia fatto Chris McSorley; argomento in verità irrilevante per i non patiti delle jazzére, e superfluo per quanti siano in grado di snocciolare storie personali dell’hockey sin dal tempo di sir John Franklin che si dilettò di hockeyzzare dalle parti del Great Bear Lake, parlandosi d’or è un paio di secoli. La si fa corta e stretta: nel 1989 prima chiamata alla transenna di una squadra della East coast hockey league, a Winston-Salem nel North Carolina, che era un posto di pazzi furiosi nel senso proprio di un Misko Antisin versus Mats Hallin e se avete in mente i fratelli Jeff, Steve e Jack Hanson di “Colpo secco” capirete quale fosse lo stile predominante quando i toni si scaldavano; l’esperienza non finì benissimo e difatti sulla panca si sedette Jay Fraser, anch’egli destinato a vita breve in quel contesto. Siluramento anche nella stagione successiva, a Richmond; con i Toledo Storm, invece, due titoli di fila in Echl nell’arco di tre anni. Quattro campionati a Las Vegas, scommessa vinta solo a metà, niente trofei in bacheca, indi un assaggio di Regno Unito con i London Knights e con la Nazionale britannica. Dal 2001, Svizzera sponda ServetteGinevra, da uomo-tutto ossia spesso come allenatore, spesso come direttore generale, spesso a cariche cumulate, spesso a cariche cumulate ed anche come comproprietario “de facto”; quattro lustri trascorsi sulle montagne russe, una promozione dalla cadetteria alla massima serie, tre “Spengler” allineate tra il 2012 ed il 2014 (una da assistente allenatore del TeamCanada, due alla transenna dei ginevrini). Rien d’autre, per ora.

Hnat Domenichelli, nel preparare il terreno al contratto triennale stipulato con Chris McSorley, aveva sostenuto di volere un “profilo diverso”. Per averlo trovato, l’ha trovato; del resto, era Chris McSorley ad aver cercato, parecchio tempo addietro, ad aver cercato un profilo diverso manifestando interesse per l’ingaggio di Hnat Domenichelli come attaccante a Ginevra. E per la legge dei grandi numeri, sempre che essa conti qualcosa, un successo dovrebbe arrivare, prima o poi…