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Lugano: rapina fu, e con l’esca. Identificate due giovani, una finisce in manette

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Alla fine, tout se tient. Come fu che venerdì scorso, intorno alle ore 23.28, in via Emilio Bossi a Lugano due giovani vennero rapinati da tre individui all’incirca loro coetanei, e poi rapidamente assicurati alla giustizia per intervento di agenti ad elevato livello di prontezza? Beh, possiamo immaginare per interpolazione, stante quel che riferiscono ora fonti del ministero pubblico e della Polcantonale: i due erano stati messi nel mirino, erano bersagli, erano vittime designate, e per avvicinarli – meglio: per bloccarli, per metterli spalle al muro, per porli in condizione di non reagire – era stato utilizzato un trucco vecchio come il cucco, approcio da parte di due tizie, ma ciao qui e ciao là e che cosa fai a quest’ora e dove vai, e poi tac, le ragazze in tacco 12 e rossetto in tinte “must have” si fanno da parte e davanti si parano quelli che puntano al portafogli, e che lo portano via. Sommariamente questo l’antefatto alla rapina in quanto tale, e con rapidità a bersaglio gli inquirenti nell’accertare la dinamica dell’episodio: sicché le due giovani fiancheggiatrici del terzetto di giovani cannibali di cui sopra sono state identificate e fermate nelle scorse ore, e da entrambe sono giunte ammissioni tali da farle associare nel reato di rapina; la prima, una 27enne di nazionalità non resa nota e domiciliata nel Mendrisiotto, è stata tratta in arresto; a carico della seconda, una 17enne di nazionalità parimenti non resa nota e domiciliata in Italia, non risultano ancora provvedimenti.

In manette, sulla rapida azione di agenti della Polcantonale e di loro colleghi della Polcom Lugano, erano già finiti un 29enne tunisino senza fissa dimora, un 18enne svizzero di origini non precisate ed abitante nel Mendrisiotto ed un 18enne rumeno dimorante nel Mendrisiotto; fra gli addebiti, oltre alla rapina, il danneggiamento, la contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti e, in un caso, l’entrata illegale ed il soggiorno illegale su suolo svizzero. Inchiesta nelle mani del magistrato dei minorenni e di Nicola Respini, sostituto procuratore generale.