Home POLITICA L’editoriale / “Realpolitik” leghista, serviva un… Normanizzatore

L’editoriale / “Realpolitik” leghista, serviva un… Normanizzatore

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Figurarsi se non sarebbero partite salve di commenti, dal microcosmo politico ticinese, dopo l’assunzione del ruolo di plenipotenziario politico in casa Lega da parte di Norman Gobbi, indiscutibilmente organico alla storia del movimento di via Monte Boglia a Lugano (militanza da 28 anni sui 46 anagrafici) ma anche membro del Consiglio di Stato con esperienza da ruolo apicale. Eh ma c’è il problema del rispetto dei ruoli, eh ma c’è il rischio di una giustapposizione decisionale tra Esecutivo e partito, eh ma qui si profila una potenziale rottura del principio di collegialità. Mancò solo la sollecitudine per l’eccesso di carico di lavoro da qui ad aprile, ché l’incarico sarà anche interinale ma tale da far bruciare ferie e festivi; sarebbe stato un di più, ecco.

Realtà vuole che Norman Gobbi, così come approda sulla tolda di comando con facoltà di scegliere chi voglia come squadra di sostegno, tutto è fuorché uno che non sappia distinguere la ragion di partito dalla ragion di Stato. Primo, è rimasto sempre fuori dal giro di pressioni interne al movimento, spinte a volte centripete ed a volte centrifughe, evitando di commentare nel periodo della grande campagna-acquisti (quando sulla Lega andarono a convergere soggetti già in quota pipidina e già in quota socialista, vedasi il caso di Lugano) e trattenendosi forse dall’intervenire su alcune aperture ad ex-liberali rifluiti per disillusione dagli ambienti della fiaccola dalla fiamma spesso ondeggiante; avrà sue valutazioni in materia, Norman Gobbi, ma a conoscerle oltre a lui è forse la sola moglie Elena. Secondo, sa di poter agire ad amplissimo spettro ma di certo non ha intenzione di toccare quel che funziona o, per meglio dire, quel che ha vita autonoma e viaggia sulle sue gambe dal punto “A” al punto “Z”, ogni settimana; credendo tuttavia egli nel potere della comunicazione, che è materia tra l’altro della sua base accademica, è ben probabile che qualcosa interverrà sugli altri canali di dialogo vogliansi interni vogliansi esterni; e qui sarà chiaro e netto il richiamo al dichiararsi ed all’agire senza svolazzi e con unica voce, non perché serva un atteggiamento monolitico ma in ragione dell’esigenza di una cifra univoca; tradotto, cosa di cui dispone un Lorenzo Quadri consigliere nazionale e municipale a Lugano, cosa che è nelle corde di Claudio Zali detto “il Taciturno”, cosa che è riconosciuta a Daniele Caverzasio granconsigliere e municipale a Mendrisio; altri fanno bene il compito ma non esulano da quell’àmbito, in parte non potendo (Michele Foletti è chiamato a gestirsi una poltrona da sindaco a Lugano) ed in parte perché non avrebbero i numeri cioè non sarebbero capaci; ed altri ancora – in questo, le frange della Lega dei Ticinesi non sono diverse dalle frange udicine e dalle frange socialiste – svernano da mezze figure riempiendosi la bocca di qualche storpiatura dialettale e dell’essere stati “amici del Nano”, tema quest’ultimo su cui non apriremo una polemica (non adesso, almeno) ma qualche episodio conosciamo, e non è detto che tutto sia commendevole per qualche “ex” e per qualche “non ex”.

L’avere tra le mani un’opportunità da “piazza pulita”, un po’ come accadde in Francia a Charles De Gaulle quand’egli si sbarazzò della vacillante e corrotta Quarta Repubblica (è una citazione da giro romanzesco) per fondare la Quinta, sarà sfruttata dal vallerano spalatore con giusto criterio ma anche senza troppi giri di parole. Potrebb’esser questa, allora, l’occasione per riallineare chi ha orbitato in forma parassitaria traendo magari un beneficio di ruolo e di poltrona ma senza aver conferito qualità e senza aver portato contenuti. Potrebb’esser questa, inoltre, la circostanza in cui la Lega si libererà di qualche orpello tornando all’essenziale, su un nodo espresso dal fu Flavio Maspoli ai tempi di una prima crisi di consensi: “Ai cittadini dobbiamo solo domandare se vogliano ancora una Lega”. E se di essa, della sua specificità, sentano ancora il bisogno. Tutto qui.