Home CULTURA Xilografie da… insurrezione, al “Mact-Cact” il grido di Martin Disler

Xilografie da… insurrezione, al “Mact-Cact” il grido di Martin Disler

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Contestatore, sempre: da studente, facendosi espellere alle superiori per ragioni di carattere disciplinare; da artista, scegliendo di lasciare la Svizzera per aderire alla “Neue Wilde” d’impronta neoespressionistica in Germania; visse intensamente, ebbe anche due matrimoni con artiste quali Agnes-Christina Barmettler – l’ideatrice dei “labirinti in spazio aperto”: fu sua consorte fra il 1972 ed il 1978 – ed Irene Grundel; ci lasciò per un infarto nel 1996, a soli 47 anni, quand’era a Ginevra. Fra coloro che hanno lasciato una traccia vera, Martin Disler da Seewen, alle cui grandi xilografie dell’anno 1988 – il tempo della piena maturazione, si potrebbe dire – i responsabili del “MactCact-Museo d’arte contemporanea Ticino” hanno deciso di dedicare i prossimi tre mesi espositivi negli ambienti di via Tamaro 3 a Bellinzona, peraltro in perfettamente coincidente periodo con la mostra “Tentative paintings” con opere di Evgenj Merman ed a traino di altri due appuntamenti concatenati (a margine: ecco, questa è una strategia utile per agganciare l’interesse dei visitatori. Argomento meritevole di più ampia riflessione; si tornerà sul tema).

Della scelta compiuta a soggetto convenzionale (la xilografia come espressione) in misura convenzionale (un anno, dunque un inizio ed una fine) su un artista non convenzionale dà ragione Mario Casanova, che del “MactCact” è fondatore e pilota: “L’importanza di questi lavori a carattere calcografico e in tiratura molto limitata risiede nello slancio e nell’irruenza con cui Martin Disler incise le tavole di legno, usando qualsiasi tipo di corpo tagliente e aggressivo”, finalità il lasciare segni sulla lastra lignea “quasi la superficie fosse una scultura da modellarsi o un muro da abbattersi”. La chiave di lettura: trattasi di opere che “rappresentano i disdagi di una generazione abbandonata dalla Storia ed ormai orfana delle proprie radici”, e ciò “al di là dei temi consueti e tipicamente disleriani, legati in prevalenza al rapporto tra vita e morte e tra erotismo e desiderio inconscio”.

Apertura da domenica 14 maggio a domenica 6 agosto nei giorni di venerdì, sabato e domenica (ore 14.00-18.00); “vernissage” fissato a sabato 13 maggio, ore 17.30. In immagine, un interno della struttura museale.



Contestatore, sempre: da studente, facendosi espellere alle superiori per ragioni di carattere disciplinare; da artista, scegliendo di lasciare la Svizzera per aderire alla “Neue Wilde” d’impronta neoespressionistica in Germania; visse intensamente, ebbe anche due matrimoni con artiste quali Agnes-Christina Barmettler – l’ideatrice dei “labirinti in spazio aperto”: fu sua consorte fra il 1972 ed il 1978 – ed Irene Grundel; ci lasciò per un infarto nel 1996, a soli 47 anni, quand’era a Ginevra. Fra coloro che hanno lasciato una traccia vera, Martin Disler da Seewen, alle cui grandi xilografie dell’anno 1988 – il tempo della piena maturazione, si potrebbe dire – i responsabili del “MactCact-Museo d’arte contemporanea Ticino” hanno deciso di dedicare i prossimi tre mesi espositivi negli ambienti di via Tamaro 3 a Bellinzona, peraltro in perfettamente coincidente periodo con la mostra “Tentative paintings” con opere di Evgenj Merman ed a traino di altri due appuntamenti concatenati (a margine: ecco, questa è una strategia utile per agganciare l’interesse dei visitatori. Argomento meritevole di più ampia riflessione; si tornerà sul tema).
Della scelta compiuta a soggetto convenzionale (la xilografia come espressione) in misura convenzionale (un anno, dunque un inizio ed una fine) su un artista non convenzionale dà ragione Mario Casanova, che del “MactCact” è fondatore e pilota: “L’importanza di questi lavori a carattere calcografico e in tiratura molto limitata risiede nello slancio e nell’irruenza con cui Martin Disler incise le tavole di legno, usando qualsiasi tipo di corpo tagliente e aggressivo”, finalità il lasciare segni sulla lastra lignea “quasi la superficie fosse una scultura da modellarsi o un muro da abbattersi”. La chiave di lettura: trattasi di opere che “rappresentano i disdagi di una generazione abbandonata dalla Storia ed ormai orfana delle proprie radici”, e ciò “al di là dei temi consueti e tipicamente disleriani, legati in prevalenza al rapporto tra vita e morte e tra erotismo e desiderio inconscio2. Apertura da domenica 14 maggio a domenica 6 agosto nei giorni di venerdì, sabato e domenica (ore 14.00-18.00); “vernissage” fissato a sabato 13 maggio, ore 17.30. In immagine, un inte3r