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Cantonali, eccoci / «Alleanze a Sinistra, tempo di una discussione seria»

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da Amalia Mirante, Partito socialista

Dopo gli interventi già apparsi nei giorni scorsi, mi permetto di dire la mia sulla prospettata alleanza tra il Partito socialista ed i Verdi perché credo sia giunto il momento di allargare il confronto oltre le cerchie ristrette cui esso è stato confinato finora. Sono favorevolissima ad un’alleanza. Ma, come spesso succede, il diavolo sta nei dettagli. Che, detto tra noi, tanto dettagli non sono. Le alleanze si costruiscono dal basso e, purtroppo, finora la procedura scelta è quella di un accordo di vertice. Una casa solida non può prescindere da fondamenta profonde. E le fondamenta sono da cercarsi in basso; qui invece stiamo cercando di costruire la casa dal tetto.

Tocca al Congresso l’esprimersi su modalità e senso dell’alleanza, e solo il nostro Congresso ha l’ultima parola sui nostri candidati. Ma quello è il punto di arrivo. Prima è importante che tutta la base possa esprimersi compiutamente. Questo vuol dire non solo i militanti e gli iscritti, ma possibilmente anche elettori, elettrici e simpatizzanti. Ciò può essere fatto per il tramite delle sezioni, di un’apposita Conferenza cantonale, e di altri strumenti partecipativi. Solo così sarà possibile costruire veramente una casa comune della Sinistra con fondamenta solide e condivise. Questa è una questione di metodo che è anche una questione di merito, profondamente politico. Un partito con la storia, le capacità e il personale politico del Partito socialista non negozia sui propri candidati. Mi rendo conto che dirlo così può sembrare un po’ aspro, ma questa è la verità. È solo il Congresso del Partito socialista che ha il diritto di nominare i propri candidati e le proprie candidate, per i posti disponibili su quella lista. I socialisti non si arrogano il diritto di designare i candidati in casa degli alleati. Tantomeno i nostri potenziali alleati devono arrogarsi il diritto di designare i candidati in casa nostra. Una alleanza onesta e rispettosa si basa su condizioni chiare, condizioni da cui tutti escono vincitori e non solo una parte.

Ci sono poi alcune questioni che solo apparentemente sono di dettaglio ma che invece sono anche anch’esse profondamente politiche. Una fra tutte vale la pena di nominarla qui. Come hanno ricordato Nangbayade Constant Aharh e Matteo Muschietti nei giorni scorsi, parlare di “parità” nel numero dei candidati sulla lista senza considerare una giusta rappresentanza della forza dei rispettivi elettorati è la ricetta sicura per minare alle basi il discorso sull’alleanza. Giusta proporzione e rappresentanza sono invece le parole magiche. Nell’àmbito dell’alleanza, il nostro partito porta a casa quattro voti su cinque. Ed è quindi evidente che la forza rispettiva dei partiti nella lista comune debba tener conto di questo fatto.

100 anni di presenza socialista in governo non possono essere cancellati dalla vuota retorica della “parità”. Da 100 anni il Ticino è stato costruito con la presenza di un consigliere di Stato socialista nel suo Governo. Nonostante tutti i cambiamenti intervenuti, le crisi, gli sconvolgimenti politici, ancora oggi il 17 per cento dell’elettorato vota socialista. Questa fetta importante dell’elettorato, e questa storia, hanno il diritto di essere rappresentate in una lista unitaria. La cosiddetta “area” deve riconoscere il ruolo importante, fondamentale, maggioritario del Partito socialista al suo interno. Qualsiasi altra posizione umilierebbe i militanti presenti e passati del nostro partito, la sua storia, il suo presente. Infine, la direzione e il Comitato cantonale del nostro partito non devono fare sorgere neanche il più tenue sospetto che si voglia forzare la mano con un dibattito frettoloso e chiuso nelle segrete stanze. Su questioni di tale importanza e portata, il dibattito deve essere profondo, ampio, il più possibile partecipato. Il Partito socialista è sempre stato un partito che discute. Questa è sempre stata la nostra forza. Non perdiamola per strada proprio adesso.