Home POLITICA Imposte di circolazione, chissà se stavolta la quadra piace a tutti

Imposte di circolazione, chissà se stavolta la quadra piace a tutti

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Alle prese con il classico caso in cui bisogna trovare la quadra per far girare quel che è tondo per natura, e cioè le ruote delle auto senza che i vetturali imprechino ad ogni colpo di acceleratore, Palazzo delle Orsoline in Bellinzona sponda governativa partorì oggi quella che a mo’ di premessa viene definita “risposta ragionevole ed equilibrata per le categorie di automobilisti oggi penalizzate nel confronto intercantonale” in materia di imposte e di tasse di circolazione. In sostanza, una modifica della normativa vigente, testo che gli onorevoli membri dell’Esecutivo faranno pervenire agli onorevoli membri del Legislativo, area Commissione gestione-finanze, con l’invito a rendersi positivamente compartecipi e con un occhio anche alle esigenze di riequilibrio finanziario. In linea di ipotesi, per arrivare ad un’attuazione già a Capodanno 2023, s’avrà da procedere a tappe da asfissia: seduta straordinaria per il Governo già ieri, audizione davanti alla premenzionata Commissione gestione-finanze già martedì 7 giugno, e pare che nel frattempo i commissari stessi stiano preparando un modello di importa da sottoporsi alle brevi ai colleghi del Legislativo. Il gettito complessivo, a mente degli estensori della nuova proposta, si ridurrebbe nella misura di circa 10 milioni di franchi, da aggiungersi ai cinque già ricavati con precedente intervento, dovendosi in effetti restituire un po’ di dignità allo sforzo di coloro che acquistano auto ad elevatissime prestazioni ambientali e poi si ritrovano trattati alla stregua del gestore di un altoforno senza filtri.

Nel segno della sintesi, tirata una linea tipo spartiacque, chi di qua e chi di là, valendo sempre l’entità delle emissioni di biossido di carbonio quale discriminante ed il peso del veicolo quale volano del calcolo: per le auto di peso sino a 3’500 chilogrammi e per le auto pesanti con emissioni sino a 95 grammi il chilometro, 11 centesimi di franco l’anno per ciascun chilogrammo della massa a vuoto; per le auto sino a 3’500 chilogrammi e per le auto pesanti con emissioni superiori a 95 grammi il chilometro, egualmente 11 centesimi di franco l’anno per ciascun chilogrammo della massa a vuoto quale base; qui sarà da aggiungersi il calcolo dell’espressione (x-y) per 1.385, laddove “x” equivale alle emissioni di biossido di carbonio espresse in grammi per chilometro, “y” è il citato limite inferiore di 95 grammi il chilometro e “1.385” è il coefficiente indicato quale valida proporzione tra i due gruppi. Qualcuno obietterà che, gira e rigira, si arriva sempre ad una formulazione algebrica, che la barriera a 95 grammi il chilometro è alta o bassa secondo le differenti percezioni (sia detto: ottimi e risparmiosissimi veicoli da uso familiare sono classificati appena sopra tale soglia), che il riferimento alla massa è arcaico quanto l’uso del “dacché” nelle causali; per risposta giunge il consueto “slogan” secondo cui “Chi più inquina, più paga”, tesi anche questa che, per l’appunto con riferimento alle emissioni di biossido di carbonio quale primo riferimento, d’acchito sembra inossidabile quand’invece essa non risponde ad altri parametri né ad altri parametri è stata conformata.

Precisano tuttavia, in sede di Governo, che qui si tratta per prima cosa di mettere a punto una modalità di azione in cui la parità di trattamento risulti almeno raggiunta, e per di più “ai fini del raggiungimento dell’obiettivo di far entrare in vigore la nuova norma al più presto”, e qui nulla più è pertanto da concedersi a favore di veicoli più vecchi e maggiormente inquinanti. Quindi: correre come se non ci fosse un domani, correre nella direzione di quanto Berna impone, e correre sperando che spiri vento propizio, tanto per iniziare, proprio all’interno della Commissione granconsiliare gestione-finanze.