Home CRONACA Novazzano, bimbo di due anni “evade” dall’asilo-nido. Ritrovato sano e salvo

Novazzano, bimbo di due anni “evade” dall’asilo-nido. Ritrovato sano e salvo

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Unica cosa buona, in ciò che si sta per raccontarvi: il bimbo – che chiameremo Max, per capirci e per non ripeterci – è stato ritrovato, è sano e salvo, ed in un giorno del 2086 o del 2093 potrà testimoniare ai nipotini, per la centordicesima volta perché per almeno in centordici circostanze egli sarà chiamato a raccontare, di quel giorno in cui gli capitò un’avventura e tutto il mondo si mobilitò per andare a cercarlo. Ma ci spieghino, da quell’asilo-nido in Novazzano e dalle sedi delle autorità preposte, come sia stato possibile che un bimbo di anni due (d-u-e), ieri pomeriggio e giusto ieri era il giorno della grande adunanza ad ogni livello delle istituzioni comunitarie e collettive, abbia avuto modo di filarsela insalutato ospite dall’asilo-nido medesimo, e non perché codesto esserino alto come un “peluche” avesse preso qualcosa che non doveva toccare; ci spieghino come sia stato possibile, poi, che egli sia sfuggito ad ogni controllo, immaginandosi che una persona fosse deputata a sorvegliarlo e che un’altra persona avesse l’incarico di tener d’occhio chi è deputato alla sorveglianza, in ordinarissima catena di responsabilità; ci spieghino come sia stato possibile, inoltre, che tale naso tali occhi tale fronte tale viso tale occupazione fisica di spazio siano stati percepiti sino ad un certo momento, salvo diventare fantasmatici sùbito dopo.

Ci spieghino infine come sia stato possibile che Max di anni due (d-u-e), in ventrale o alla Fosbury o più probabilmente pasito a pasito suave suavecito, abbia superato la netta linea di demarcazione tra asilo-nido ed ambiente esterno (un cancello, una porta, un portone, una siepe alta il giusto, magari con il corredo di un sistema di rilevazione degli spostamenti e con la copertura da impianto video sul perimetro dell’area di pertinenza; quel che sia) ed in totale, piena ed insignoreggiata autonomia, cioè senza intervento di terzi ché questo recita la nota-stampa di fonte Polcantonale, sia riuscito ad attraversare la strada e poi ancora ad avviarsi lungo un sentiero sterrato, solin soletto, un trotterellino dopo l’altro, buon quarto di chilometro (sapete quanto sono, 250 metri e rotti in processo lineare, nella mente e nella storia quotidiana di un microMax qualsivoglia?) messo alle spalle prima che sull’intervento delle forze dell’ordine il piccolo venisse ritrovato. Ci spieghino tutto questo, senza giri di parole e dando contezza delle responsabilità: di cose simili nemmeno dovrebbe occuparsi la cronaca, non perché manchi la notizia ma in ragione del fatto che episodi del genere, nel mondo reale, sono inammissibili.

Mentre da mesi e da settimane e da giorni, qui e lì e là, ci hanno sbrindellato e stanno tuttora frantumando le teche craniche ed i subcondotti uditivi ed il resistenziario dell’anima a furia di manifestare preoccupazione sulla ripresa delle scuole e di proclamare provvedimenti per la sicurezza in materia coronavirale, e mascherine per Tizio e per Caio e distanziamento fisico e prestare attenzione e temperature e profilassi e genitori venire e genitori andare e genitori aspettare e genitori mani lavate linee-guida emesse nastri separatori tirati comunicazioni ribaltate ordinanze prodotte testi plurimi adottati, su un altro versante – quello più elementare, quello più noto, quello che stabilisce l’offerta di un servizio in risposta ad un’esigenza e con adeguato compenso per le ore di cui s’abbisogna – emerge una lacuna nella cui natura vuoi episodica vuoi occasionale vuoi sporadica si vuol credere ma non si è disposti a concedere, non foss’altro per il rischio cui quel bimbo dueenne – cioè nel tempo della prima caparra di consapevolezza, ma siamo proprio alla caparra, al confine iniziale della tappa che porta ad una scoperta di autoreferenzialità e di costruzione del rapporto con il mondo – è andato incontro. Poche cose sappiamo, della vicenda; e, ad eccezione del salvamento compiuto, ogni tassello è angosciante. L’individuazione, poco prima delle ore 16.00, sta scritto; con la tara, facciamo che fossero le ore 15.55. La scoperta della fuga, dell’esfiltrazione, del defilamento? Beh, parecchio prima, se è vero che soltanto “verso le ore 15.30” (ed a parlare è sempre il portavoce della Polcantonale) la scomparsa del piccolo è stata resa nota con una chiamata alla “Centrale comune di allarme-Cecal”; mancano informazioni specifiche, ma secondo logica il contatto con i servizi di assistenza e di soccorso sarà avvenuto non prima di 15-20 minuti dalla prima constatazione dell’assenza di Max. In mezzo, una vita.

Buon che il dispositivo esiste e che esso viene approntato secondo manuale, in questo caso con la convergenza di agenti della Polcantonale, di effettivi delle Polcom e Polintercom interessate (sia dalla “Regione 1” ovvero Mendrisiotto-sud con polo su Chiasso, sia dalla “Regione 2” ovvero Mendrisiotto-nord con polo su Mendrisio) e di contingenti delle Guardie di confine. Giusto merito per il ritrovamento vada a uomini delle Guardie di confine e della Polcom Stabio. Circa i demeriti, e le colpe, accertamenti sono in corso; e nessuno si accontenterà del “Sarebbe potuto capitare in ogni posto, sarebbe potuto accadere a qualunque persona”.