Home CRONACA «Nonnina cara, mi serve un farmaco salvavita»: presa truffatrice polacca

«Nonnina cara, mi serve un farmaco salvavita»: presa truffatrice polacca

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Puntano sempre sulla mozione degli affetti, i falsi nipoti truffatori che dall’Est continuano a riversarsi sul Ticino; gentaglia, si dica, e tanto più spregevole quando il tentativo di forzatura dell’altrui volontà si manifesta nei termini dell’emergenza sanitaria. Esempio ultimo, e con esito infausto per i malviventi come dimostrano le manette scattate ieri ai polsi di una 46enne straniera, il tentativo di estorsione compiuto ai danni di un’anziana del Luganese cui era stata prospettata una situazione disperata: una complice della donna poi tratta in arresto, infatti, si era messa in contatto telefonico accreditandosi quale parente e manifestando il bisogno immediato di soldi per salvarsi la pelle, o i quattrini o muoio. Davvero? Davvero: povera ragazza, su di lei le terapie anti-“Coronavirus” non avevano prodotto effetti, l’unica via di salvezza starebbe nelle iniezioni di un farmaco prodigioso e miracoloso di quel prodigioso e miracoloso che invariabilmente fa rima con “costoso”. E allora dai, sgancia, nonna, fatti trovare con i soldi e no, non vengo io perché sono in ospedale ed appesa ad un filo, ma ti mando una persona di mia fiducia, a lei i quattrini ed a me l’iniezione che mi restituirà alla vita. Solito messaggio strappalacrime e frantumacuore, insomma.

Come stavolta le cose siano andate ci racconta un’informativa tempestivamente diffusa da fonti di ministero pubblico ed anche in nome di Polcantonale e Polcom Lugano, compartecipi queste ultime nell’operazione con cui il maneggio è stato stroncato: telefonata, telefonate, ancora telefonate, mi faccio risentire, il problema è questo, trova i denari, ritira i denari, veniamo no viene un’amica a prendere i denari; come sarebbe ‘sta storia che non hai abbastanza soldi, io qui muoio e tu ti rifiuti di aiutarmi? Va bene, almeno aggiungi i gioielli, quelli che hai, e mettili in una borsa. La quale borsa, stando alla ricostruzione fornita, viene effettivamente ritirata. A quel momento, seguendo indicazioni che sarebbero state fornite – si ripete, questa è la ricostruzione proposta: non si pone gran differenza fra il crederci ed il non crederci – da un familiare della persona truffata, attivazione del dispositivo di ricerca ed intercettazione della truffatrice materiale, cioè di colei che si era presentata all’appuntamento per ritirare soldi e gioielli. L’intero bottino, valutabile in varie diecine di migliaia di franchi, è stato recuperato ancora dalle mani della malvivente che aveva fatto maluccio i conti circa l’esfiltrazione dalla zona: altro che potente vettura con serbatoio pieno e motore acceso con un complice nel ruolo dell’autista, mezz’ora dopo aver perpetrato il colpo quella tizia si trovava mescolata alla folla dalle parti della stazione Ffs a Lugano ed aspettava o un treno o un complice o forse tutti e due.

Beh, presa; la tizia, a rigore di documenti, è risultata essere cittadina polacca con residenza da qualche parte della Polonia. Addebito, come inizio, la truffa; inchiesta sotto coordinamento del procuratore pubblico Zaccaria Akbas; e peccato che dal Codice penale, per un caso come questo, non si riesca a ricavare l’aggravante da ricorso a motivazioni vergognose.

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