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Federali in Ticino / Nazionale da psicodramma: Udc-Lega a quota tre, fuori un ex-Ppd

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 19.53) Si consuma sullo spoglio delle ultime schede nell’ultimo seggio lo psicodramma della domenica elettorale, appuntamento con le Federali 2023, estenuante “battage” con pochi temi e con pochissimi argomenti: pur in giornata che non resterà senza strascichi nella gestione delle alleanze, l’accoppiata Udc-Lega dei Ticinesi strappa un terzo seggio a Berna per il Consiglio nazionale, conferendo nuovamente al Centrodestra un primato virtuale per rappresentanza e mandando al tappeto quanti, nella transizione al nuovo “Centro”, erano convinti di aver trovato la chiave per una risalita nel consenso popolare. Nessuno, tra i già pipidini, rimpiazzerà Marco Romano chiamatosi fuori dalla tenzone dopo tre mandati; boccone amaro, anzi amarissimo dal momento che, dopo lo scrutinio delle schede da 106 Comuni su 108, pareva ormai consolidato lo “status quo” (certo, con due nomi nuovi dovendosi trovare chi succedesse al citato Marco Romano quale esponente dei neocentristi ed a Rocco Cattaneo quale esponente dei lib-rad); per meglio dire, erano i numeri a confliggere con le proiezioni, a quel punto ancora tali da dare a leghisti e udicini un refolo di speranza. Refolo diventato tempesta sulla certificazione da parte della Cancelleria dello Stato, ore 18.15 per un timbro che è verdetto. Per quanto, e ci si perdoni il margine di incertezza che lasciamo sin da ora sul terreno, a questa stregua chiunque tra gli sconfitti chiederebbe quantomeno una rivalutazione sulle scorie: 108’329 i votanti su 225’843 aventi diritto, quota di partecipazione al 47.97 per cento ed anche qui è da aspettarsi l’ondata di coloro che si rammaricano per la bassa adesione; 102’159 i voti espressi per corrispondenza (94.30 per cento), e questo è un dato accessorio; primario resta invece il computo delle schede valide, 105’017 ovvero il 96.64 per cento sul totale; ben 1’798 le bianche e soprattutto 1’514 le nulle, fanno 1.66 ed 1.40 per cento rispettivamente, di quell’1.40 per cento bisogna in ogni caso rispondere davanti all’autorità di controllo ed anche davanti ai cittadini. Tanto di più in un contesto da votazione serrata, ecco.

Lacrime e stupore – Restiamo tuttavia all’enormità della vicenda: così giù nella rappresentanza, i Conservatori, forse solo ai tempi in cui erano di fatto… esclusi dalla vita politica, ed è merce d’ormai uno straabbondante secolo addietro; questo, si noti, pur nel riscontro di un lieve miglioramento percentuale. Uno su otto alla Camera bassa, cioè Fabio Regazzi (24’651 personali), per di più nel momento in cui sul fronte degli Stati le cose non sembrano essere andate così male. Ma poi: seggio perso non per ritorno del medesimo alla Lega dei Ticinesi, il cui rinculo – per di più dopo infelici Cantonali ad aprile – molti consideravano inevitabile; no, a far bottino con l’ultima scorreria sono proprio gli udicini, soverchianti nella corsa alla Camera alta con un sontuoso Marco Chiesa (candidato peraltro unico di area) e stavolta al sorpasso sulla storica compagnia luganese albergante dalle parti di via Monte Boglia. L’Udc, per dirla semplice, è dentro con Piero Marchesi presidente cantonale (20’977) ed anche con Paolo Pamini (14’347), mite e gentile uomo dei numeri e delle strategie, chi l’abbia incrociato a Palazzo delle Orsoline conoscendolo o direttamente sulla tolda udicina o già nell’esperienza con “Area liberale”, per l’appunto prima dell’abbraccio all’Udc et cetera. Non granché dev’essere stasera l’umore in casa leghista: Lorenzo Quadri (17’983) resta una sicurezza, ma da ora in poi si dovrà parlare di Udc appoggiata dalla Lega e non viceversa, due ad uno che non vogliono dire due contro uno, per carità, ma un significato hanno. Solo per l’evidenza: Udc più Lega uguale 28.55 per cento, ma Lega in autoaffossamento nella misura del 3.45 per cento, e nessuno si azzarderà a sostenere che si è trattato di un effetto della dispersione sulle varie liste (altro paio di maniche – che peraltro indossiamo senza timore – è il discorso secondo cui 33 formazioni “ufficiali” costituirebbero un insulto all’intelligenza. Lo sono).

Gianquesto o Gianquella, vince Gianquesto – Mai in discussione i due seggi Plr, si trattava di vedere chi avrebbe fatto da spalla ad Alex Farinelli (27’868); ed anche qui il finale di partita è andato in scena sullo scarto di qualche decina di preferenziali (diciamo “preferenziali” alla vecchia maniera, prendo Tizio e rigo Caio, o viceversa), con Simone Gianini a vincere (20’800) per corta incollatura su Alessandra Gianella (19’622, ma a due Comuni dal termine lo scarto era sui 50 voti: quando si dice dei colpi di coda). Nei corridoi era stata definita come la sfida tra Gianquesto e Gianquella, di mezzo un nulla ma ci si domandi anche come mai altri in lista abbiano avuto sorte decisamente meno favorevole: pur battendosi da par suo, Natalia Ferrara ha chiuso a distanza di quasi 1’700 consensi da Alessandra Gianella e dunque a quasi 2’900 – lo spazio fisico di un’anabasi – dal seggio. Sul resto del gruppo si dirà a tempo debito, nutrendosi tuttavia un sospetto. Sì, che a qualcuno la storia sia stata raccontata un po’ diversa dal vero. E, occhio: il Plr, a percentuali nude, avrebbe anche guadagnato qualcosa cioè lo 0.62 per cento a quota 21.15 per cento…

Vedo rosso, vedo verde, vedo nulla – Se al “Centro” i musi sono lunghi, a sinistra, o meglio in quella Sinistra che al reale contrappone non l’ideale ma l’ideologia, i sorrisi sono stirati come il viso di una vecchia “vamp” passata sotto il bisturi d’un sedicente chirurgo estetico che tuttavia, per guadagnarsi la pagnotta, ricicla gomma da pneumatici usati. Totale tra Partito socialista e “Verdi del Ticino”, questi ultimi sostenuti anche dal “Forum alternativo”: 21.57 per cento. Anche qui i socialisti avrebbero dovuto beneficiare – così come pare abbiano fatto agli Stati – di qualche rientro parziale da voti andati “in libertà” nel 2019, direzione ecologistambientalistica, ordinarie dinamiche di flusso; ed invece, meno 1.62 per cento. Di loro, i “Verdi del Ticino” accusano un calo triplo (4.82 per cento); totale di area, meno 6.38. Bruno Storni per il Ps, 19’780 consensi; Greta Gysin per gli alleati, 14’165. Greta Gysin sarà peraltro candidata unica al ballottaggio per gli Stati: situazione fluida, per così dire.