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Covid-19, sia malvenuta tra di noi anche la variante omicron

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Se sia più pericolosa rispetto alle precedenti, non si sa anche se pare di no. Se sia più rapida nel diffondersi, non si sa anche se pare di sì, e la cosa non può passare sotto silenzio stante la già evidenziatasi recrudescenza dei contagi, per causa in qualche modo diversa, nel corso delle ultime settimane. Da qualche ora a questa parte, tuttavia, per tramite del Dipartimento cantonale sanità-socialità sappiamo che c’è, cioè che si trova tra di noi: trattasi della variante omicron del “Coronavirus”, tecnicamente parlandosi la quinta in ordine di tempo fra quelle a tutti gli effetti rilevanti nella storia della dannata pandemia, una manciata di casi in Svizzera (fonte: Ufficio federale sanità pubblica) in quota pari ad una positività riscontrata ogni 25; fatto 100 il totale dei positivi identificati nell’arco di 24 ore, quattro persone risultano dunque colpite dalla variante omicron e 96 da varianti che, tra le più note, sono codificate come alfa o beta o gamma o delta. Va da sé il fatto che alfa e beta e gamma e delta ed anche omicron sono denominazioni adottate per comodità di riferimento e di divulgazione: “alfa” è la variante Voc 202012/01, nota anche come B.1.1.7), identificata per la prima volta nel Regno Unito; “beta” e la variante 501Y.V2, nota anche come B.1.351, identificata per la prima volta in Sudafrica; “gamma” è la variante P.1, origine in Brasile; “delta” è la variante Vui-21apr-01, nota anche come B.1.617, rilevata per la prima volta in India; “omicron”, infine, è la variante B.1.1.529, rilevata per la prima volta in Sudafrica ed è storia d’or fa un paio di settimane.

Per quanto concerne il Ticino, un primo caso è stato individuato e, senza che si debba ricorrere alla sfera di cristallo, sappiamo che altri seguiranno; quel che sia sia, il soggetto è stato tempestivamente collocato in condizione di isolamento ed un tracciamento è stato eseguito circa i contatti del paziente, contatti che si sono nel frattempo sottoposti al “test”. Di fatto, in presenza di una accertata positività, i criteri che possono indurre a sospettare della presenza della variante omicron sono e restano tre: a) il soggiorno in una nazione nella quale abbia avuto luogo la trasmissione “comunitaria” della variante omicron (per dire: se ritorni dal Sudafrica e stai male, magari è altro e magari è invece “Coronavirus” in versione ultima rilevata); b) il contatto stretto con persona portatrice di un caso accertato di Covid-19 in variante omicron; c) indizi microbiologici emergenti, in fase di analisi di laboratorio, per tramite del “test” Pcr effettuato con tampone nasofaringeo e/o con tampone gola. Eventuali sviluppi significativi saranno oggetto di attenzione e di comunicazione da parte dei vertici dell’Ufficio del medico cantonale.