Home CRONACA Lutto nel giornalismo: è morto Marco Galli, cronista e amico

Lutto nel giornalismo: è morto Marco Galli, cronista e amico

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Il Ticino del basket e del giornalismo non solo sportivo perde una fra le presenze più assidue sul campo, si trattasse di un “parquet” o di una scena altra dalla quale riferire: è morto ieri, sull’esito di una malattia a lungo arginata anche con un trapianto di reni affrontato nel 2023, il collega Marco Galli, luganese, 65 anni da compiersi a fine mese. Cresciuto negli ambienti della ristorazione in riva al Ceresio (la madre era titolare di una florida e consolidata attività), voce piana e riflessiva in contraddizione con una certa sua attitudine a preoccuparsi sino alle minuzie (“Non trovo l’appunto, chi ha preso il rimbalzo dopo il cambio di difesa?”), Marco è stato per molti il “back-up” perfetto a copertura di quel che altri non erano in grado di raggiungere, si trattasse di una partita a distanza di 300 chilometri dal Ticino o di una testimonianza da raccogliersi al telefono, magari da una cabina Ptt e con il registratore a nastro tenuto incollato alla cornetta; essendo varie le testate su cui erano riversate le collaborazioni da “free-lance”, ecco fiorire una quantità di pseudonimi a fianco del nome e del cognome di famiglia, portato con orgoglio e senza riserve anche sulle origini da quella parte (i bisnonni erano nati nell’Alto Varesotto, nell’odierno Comune di Dumenza frazione Cossano poi nota come Due Cossani, “dalle parti del Regordallo ma un po’ sotto”); nelle ascendenze prossime, benché non rivendicate (“Non ho nulla a che fare con lui”), un importante politico ticinese del recente passato.

L’altra grande passione di Marco Galli era una fissa per la pallanuoto, àmbito in cui aveva svolto anche funzioni da addetto-stampa durante una felice stagione della disciplina; meno noto l’interesse per la poesia, sorprendenti alcune interpretazioni a memoria da autori francesi poco o per nulla circolanti nelle antologie. Fors’anche per il carattere quieto ed a tratti schivo, carriera densa ma a lungo priva di quell’apprezzamento che si traduce in un’assunzione ed in un nome a chiare lettere sulla targhetta dell’ufficio; un “vulnus” che fu finalmente colmato, sia pure per breve tempo, in un’esperienza editoriale quotidiana. Su altro, sul vissuto comune in anni nei quali il giornale era seconda ed a volte prima famiglia, sulle confidenze nel ritorno in auto da trasferte in luoghi noti solo ai geografi della “Swisstopo”, sui “Coraggio” spesi a raffica quando Marco si preparava ad una nuova serie di trattamenti per il diabete da cui era perseguitato, e soprattutto sulla sofferenza di una persona che per indole non voleva essere vaso di ferro pur essendo tutt’altro che un vaso di coccio, permetteteci di mantenere il silenzio della discrezione. Che era cifra, sì, del collega ed amico cui una sola cosa ci siamo sempre sentiti di poter rimproverare: l’umiltà, totale, troppa. Un “old style” anche in questo, Marco Galli.