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Hockey Nl / Porte girevoli all’Ambrì: dall’Est un centro in cerca di identità

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Armadietti che si svuotano, armadietti che trovano nuovi proprietari dalle parti della “NuoValascia” in Quinto: nell’arco di quattro giorni, una partenza e due arrivi sul conto della prima squadra dell’AmbrìPiotta. Assai discutibile – poi, per carità, qualche motivo per non continuare il percorso insieme ci sarà anche stato – la mancata conferma di Elias Bianchi, 33 anni, da Lugano, 184 centimetri per 92 chilogrammi, ruolo ala, elemento anche con breve esperienza oltreoceano (a livello di “iunior A”, nella Ushl, con gli Ohio Bluejackets) e che ha visto ghiaccio da professionista con Lugano, Zugo, Basilea Sharks, Svizzera “Under 20” (ricordate quell’esperimento, sul finire del primo decennio?) e soprattutto AmbrìPiotta più transito occasionale ai BiascaTicino Rockets, in ultimo capitano per tre anni ed assistente per uno con la maglia biancoblù; vedano lorsignori se si può rinunciare a cuor leggero al carico di esperienza dettato in 15 campionati di fila con il corollario di 56 goal e 72 assist in 569 partite di massima serie, più 29 goal e 33 assist in 111 partite di cadetteria.

In innesto è invece il 21enne Lionel Cédric Marchand, zurighese per nascita, 190 centimetri per 94 chilogrammi, parimenti schierabile all’ala, contratto biennale con opzione per una stagione in più, provenienza Grasshoppers Lions ZurigoKüsnacht con 27 punti in 51 partite nell’ultimo giro di cadetteria a basso rango; il ragazzo gode di stima superiore a quel che dicono le statistiche, valendo per lui una lunga fila di convocazioni in rossocrociato, dalla “Under 16” sino alla “Under 20”; come sempre, si tratta di capire chi abbia spinto per tale chiamata a sud del San Gottardo, tanto di più trattandosi dell’unico elemento “made in Küsnacht” nella squadra precedente e risultando una sua storica pretesa di arrivare al picco in National league con gli Zsc Lions, e non con l’Ambrì.

E veniamo al nome di giornata. Straniero, da Marianske Lazne nella Repubblica ceca che è come dire il cuore pulsante del disco su ghiaccio in quel Paese (regione di Karlovy Vary, appena sotto c’è la regione di Pilsen, distanza d’una ventina di chilometri dal confine con la Germania), è Michael Spacek, 25 anni compiuti ad aprile, 180 centimetri per 85 chilogrammi, ruolo centro, accordo biennale. Lo diciamo: da giovanissimo e da giovane era uno spaccamontagne anche in Nazionale, argento ai Mondiali “Under 18” nell’annata 2013-2014, pluripremiato alle selezioni onorifiche di altri tre Mondiali in varie categorie; in ovvia sperimentazione d’Oltreatlantico, dopo un primo campionato “pieno” al Pardubice in patria, due annate da “iunior A” nella Western hockey league con i Red Deer Rebels di Red Deer nello Stato dell’Alberta (Canada), 21 goal più 46 assist in 78 partite nel 2015-2016 (eliminazione ad opera dei Brandon Wheat Kings nella finale di Conference, di fatto un terzo posto assoluto) e 34 goal più 63 assist in 66 partite nel 2016-2017 (qui grandi premesse ma stringi stringi niente risultato: squadra buttata fuori al primo passo del “play-off” per mano dei Lethbrigde Hurricanes); cifre sulla soglia della “top 10”, e gli “scout” dei Winnipeg Jets dicono che sul giovanotto bisogna spendere almeno una chiamata da quarto giro alla “draft” Nhl, numero 108 in ordine di elenco, non sarà Connor McDavid prima scelta assoluta in quel frangente ma neanche suo fratello Cameron, per dire di due con eguali nobili lombi eppure non altrettanto privilegiati nella carriera, e difatti Connor McDavid ha stampato lì più di 100 punti per annata (quasi 150 nell’ultima) e circa 700 in totale al massimo livello “pro” con gli Edmonton Oilers mentre Cam McDavid si fermò sui livelli di una Ontario hockey league di secondo livello, la “iunior” della “iunior”, insomma, e combinò semmai qualcosa con i Georgina Ice in una Lega provinciale e poi mollò, fine dell’“excursus”.

Alla Nhl, in realtà, Michael Spacek (ah, tra l’altro: da non confondersi con l’apparente omonimo Michal Spacek, stesso luogo di nascita, militanza ultima nelle serie minori in Germania ma storia particolare fino alla Echl) non arriva: scampolo di Ahl sulla coda della stagione 2015-2016, poi tre campionati completi sullo stesso livello e sempre con i Manitoba Moose, al computo saltano fuori 199 incontri con la media di mezzo punto per partita, facciamo 37 goal e 66 assist e niente soddisfazioni (un solo e breve accesso al “play-off”). Anno 2020. ritorno in Europa nel tempo del “Coronavirus”, esperienza frammentaria fra Tappara Tampere in Finlandia ed Ocelari Trinec in Repubblica ceca; e tac, quattro goal e 21 assist in 25 partite saranno il contributo dell’attaccante alla conquista del titolo in Extraliga. Buon viatico per un nuovo contratto ancora nel Nordeuropa, non Finlandia ma Svezia, Frölunda mon amour, 11 goal e 39 assist in 57 timbri, storia che si chiude lì (quasi meglio in Champions’ league: tre goal e sei assist in 12 presenze). E dunque: come la mettiamo? Cioè: la sostanza non manca, ma a che si deve l’approdo ad Ambrì, nell’acme della carriera, se non stante l’esigenza di ritrovare la strada che si è un po’ persa? E, in aggiunta: meglio la certezza di un biennio in Leventina, anche stante il turbinio che per ragioni extrasportive ha di fatto espulso dalla Khl qualche diecina di agonisti in ovvio riflusso verso l’Europa occidentale o il Nordamerica? Cose che sarà d’uopo il capire. E presto.