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Di Maio i tuoni non fanno eco in giugno: la frontiera sud resta… minata

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 16.28) Vi racconteremo, anzi, vi sussurreremo una cosina, a fior di labbra, sì che la si senta da Airolo a Chiasso e da Lumino (di più, mettiam dentro i fratelli mesolcinesi) a Brissago ma non a Canobbio ed a Ponte Chiasso ed a Cantello ed a Bizzarone: sia la Keller-Sutter intesa quale Karin consigliera federale sia il Gobbi inteso quale Norman consigliere di Stato in Ticino devono essere sull’incazzato andante, categoria tempesta tropicale, con Luigi detto Gigino Di Maio sino ad avant’ieri professionista occasionale quale “steward” al “San Paolo” (ch’è uno stadio; fosse stato o fosse almeno un ospedale) in Napoli. Ma incazzati proprio sul genere del “Se telefona, ditegli che non ci sono e no, ditegli anche che non rientro per cena e no, aggiungete che ho il Natel in riparazione e che non sono raggiungibile”. Perché una cosa sarebbe l’esprimere auspici, un’altra è il pretendere di poter spendere la parola altrui; ed a Gigino Di Maio, allorché egli parlo di frontiera spalancata con la Svizzera già all’alba di domani, mercoledì 3 giugno, quale cesura nel lungo periodo, scappò decisamente la frizione. Difatti poco cambierà, per ora, in uscita dalle terre d’Elvezia verso la Penisola; e nulla, ma proprio nulla di diverso sussiste transitoriamente nel senso di marcia opposto. Transitoriamente: facciamo che ci si risenta fra un paio di settimane, e meglio lunedì 15 giugno, tempo in cui era già da lungi previsto un allineamento sui varchi di frontiera per Austria, Germania e Francia. E, se vogliamo spiegarla meglio, eviteremmo dall’uno e dall’altro lato di fare programmi organici che si àncorino su una data precedente mercoledì 1.o luglio. A lunedì 6 luglio, anzi, la chiave di volta; e come detto, lunedì 15 giugno nella migliore delle ipotesi.

Checché desiderassero gli attori nelle economie di confine, checché abbia dichiarato (oh, libero di farlo) Massimo Mastromarino sindaco di Lavena-Ponte Tresa e presidente dell’“Associazione Comuni italiani di frontiera-Acif” (un sindaco, si noti, che è tonitruante anche sulla revisione dell’accordo italo-elvetico in materia di frontalieri), checché abbia sostenuto improvvidamente un parlamentare territoriale in quota Partito democratico, le cose stavano in un certo modo e nel medesimo modo stanno oggi. Ha parlato Berna, ha parlato Bellinzona; non c’è divergenza di toni e di argomenti, non c’era prima e non ci sarà domani, a differenza di quanto avviene in landa azzurra dove le voci dissenzienti convergono ora consenzienti salvo dicotomizzarsi, a volte anzi tricotomizzandosi, un minuto dopo. Il riassunto è semplice, il riassunto ha scarsi margini di interpretazione. E ripete: prematuro un allentamento, stante la situazione epidemiologica per la quale viene ovviamente auspicata un’evoluzione soddisfacente; questa linea resta invalicabile – sino a nuove disposizioni – per quanti non si trovino in determinati ruoli ovvero non siano in possesso di determinati titoli; abbiate pazienza, ma del resto non siamo noi ad esserci inventati una fuga in avanti.

Alle sintesi (a proposito: avvertiteci, se ci stiamo dimenticando di qualcosa, grazie). I controlli ai valichi di frontiera con l’Italia saranno svolti sempre in funzione dei rischi, ma in regime accresciuto ossia con intensificazione. È data facoltà – per ora, senza attuazione automatica; ma solo per ora – di controlli sanitari in metodo o a campione, qualora emerga un sospetto; e meglio, qualora necessario, l’autorità politica federale ha diritto di ordinare provvedimenti sanitari al confine per determinate categorie di persone provenienti da un Paese “a rischio” secondo il testo dell’Ordinanza numero Covid-19. Gli operatori dell’Amministrazione federale delle dogane hanno diritto di rifiutare l’entrata alle persone che non rispettano condizioni espresse; in sostanza, sono autorizzati ad entrare in Svizzera soltanto i cittadini svizzeri ed i cittadini stranieri in possesso di un permesso di soggiorno svizzero o la cui entrata è urgentemente necessaria a causa della situazione personale (ad esempio, ragioni di natura sanitaria). Resta vietato l’ingresso per motivi non citati nel testo dell’Ordinanza numero 2 Covid-19 e/o nelle indicazioni formulate dai responsabili della segreteria di Stato della migrazione; per dire, non vale la ricerca di un posto di lavoro, non vale l’entrata per motivi turistici, e questo basta per far capire che non è cambiato nulla. Un: non cambia neanche l’elenco dei punti di valico aperti, quel che è ad oggi sarà anche domattina, e per l’elenco si tenga nota della solita lista sul sito InterNet dell’Amministrazione federale delle dogane. Normale conferma della libertà di ingresso per i frontalieri.

Ancora, resta vietato il turismo degli acquisti in entrambi i sensi; i cittadini svizzeri potranno uscire dai confini nazionali (e tornare al di qua della frontiera, senza più esigenze di quarantena) per andare a pranzo o a cena, ma non al fine primario di effettuare acquisti di derrate alimentari, per esempio; e, dal momento che in Italia vengono spalancate contestualmente le frontiere tra le regioni (basta questo, il concetto di “frontiere tra le regioni” fa già ridere di suo…), chi abbia un appartamento al mare della Sardegna o sulle giogaie di qualche catena montuosa potrà recarvisi liberamente ed agrestemente; essendo inoltre decaduto per gli italiani su suolo italiano, non esiste più alcun documento di autocertificazione sugli spostamenti. Gli stranieri che entrano in Svizzera in provenienza da un Paese limitrofo hanno facoltà di transito (corridoio) per recarsi in Italia ed anche per tornare nella nazione di provenienza; qualora sussista tuttavia un motivo per credere che a loro non sia poi possibile l’uscita dal territorio svizzero, viene rifiutata anche l’entrata in Svizzera pur in presenza dell’istanza per il mero transito. I cittadini svizzeri e del Liechtenstein, al pari degli stranieri titolari di un permesso di soggiorno svizzero ed ormai autorizzati a recarsi in Italia, avranno facoltà di tornare in Svizzera o nel Liechtenstein. Occhio infine, qualora ci si avventuri su suolo italiano, alle prescrizioni locali. Che cambiano davvero da borgo a borgo, da regione a regione: qui pretendono le mascherine sistematicamente incollate al naso, là l’uso è invece soltanto suggerito. Occhio, si ribadisce: se per un’eventuale spesa “contrabbandata” (ops) si va incontro alla sanzione da 100 franchi secchi, ogni “svista” su suolo tricolore per mascherina slacciata, respiro affannoso, starnuto non conforme e fors’anche sguardo ad altezza d’uomo può comportare multe dai 400 ai 3’000 euro. E, accidenti, proprio nell’unico momento dell’anno in cui l’euro sta salendo, al concambio con il franco…

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