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Calcio Dna / Lugano da sprofondo, a San Gallo altro disco rosso

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Con molta serenità, ma con altrettanta franchezza, porsi le domande necessarie. Una su tutte: se, tra il finale travolgente della scorsa stagione ed un mercato in cui erano stati sparati fuochi d’artificio, per caso l’effettivo valore della squadra sia stato sopravvalutato. Perché tale è il pensiero insorgente, al netto di recriminazioni per le quali si può trovare sempre una frase utile davanti ai microfoni, dice che il Lugano ha perso ancora, per la terza volta di fila; che negli ultimi quattro incontri – su cinque – è stato raccolto un solo punto; che gli altri corrono e che, dal primato solitario dopo 90 minuti (per miglior differenza-reti, 4-0 in trasferta sullo Zurigo; era domenica 21 luglio, cinque settimane or sono), i bianconeri sono scivolati al penultimo posto, margine pari ad una lunghezza sul NeuchâtelXamaxSerrières in funzione di lanterna rossa. La sconfitta a San Gallo, per di più, trova attenuanti solo nell’espulsione di Olivier Custodio sulla prima palla… allontanata – calciar via la sfera mentre il direttore di gara ti sta guardando è roba da stupidi, soprattutto quando ti costa il secondo cartellino giallo dopo quello rimediato al minuto sei – ad inizio ripresa: dallo 0-1 rischiato (rigore mal speso da Cedric Itten e parata di Noam Baumann, 5.o; sarà l’unico intervento degno di nota da parte dell’estremo difensore) all’1-0 (10.o, Filip Holender; abile nello sfruttare un mezzo rimpallo, il già iugoslavo poi serbomontenegrino poi serbo ed ora ungherese arrivato dalla Honvéd Budapest) all’1-3 il passo fu breve, regolari intervalli di 10 minuti come il passaggio della Tpl in linea sette da Pregassona a Lugano-centro nei feriali, ergo Silvan Hefti (53.o) per il pareggio, Boris Babic (63.o) per il sorpasso e Cedric Itten (73.o, in ripresa da palo che era stato colto dal compagno Jérémy Guillemenot) per chiudere i conti con Noam Baumann portiere. Da “maquillage” e frutto di casualità il 2-3, ancora grazie a Filip Holender, minuto 94 su 98 effettivamente fatti giocare dall’arbitro Sandro Schärer.

Fabio Celestini, tecnico del Lugano, non abbisogna di suggerimenti: si è reso conto del fatto che il “poker” servito all’esordio era rondine incapace di far primavera (lo Zurigo si conferma tra l’altro su un drammatico 5-14 nel computo tra goal fatti e goal subiti); serve invece che egli prenda in mano il resoconto dei suoi collaboratori, reparto per reparto, e che a quella retroguardia sia messa una pezza. Da insufficienza, nel complesso, otto titolari su 11 e tutti i subentrati tranne Alexander Gerndt, che tuttavia sembra muoversi senza punti di riferimento; il cinque solo a Filip Holender, non foss’altro perché la mette dentro, e dignitosi sia Jonathan Sabbatini sia il solito Carlos Antonio de Souza “Carlinhos” Júnior. Ma dietro, santa pace, là dietro sta la chiave del problema, e si ricordi che prima di oggi il San Gallo portava sulle spalle un ruolino di marcia identico a quello del Lugano, avendo disputato un incontro in più, e che dunque non è stata affrontata la copia in carta carbone di un Real Madrid: ebbene, gente che aveva prodotto sei goal in cinque partite ne ha trovati tre, sparando 19 tiri contro nove (ed in otto occasioni furono beneficiari i raccattapalle a ridosso dei legni, non quelli che sentono sul coppino il fiato degli spettatori dagli spalti), mettendone sei tra i pali (efficienza al 50 per cento) contro tre (due reti ospiti, a questa stregua, sono grasso che cola). A sostanziale parità di possesso-palla (53 contro 47 per cento), un guaio.

I risultati – Youngboys-Zurigo 4-0 (ieri); NeuchâtelXamaxSerrières-Basilea 0-3 (ieri); Sion-Lucerna 2-1 (oggi); San Gallo-Lugano 3-2 (oggi); Thun-Servette 0-4 (oggi).

La classifica – Youngboys 13 punti; Basilea 12; Sion 10; Servette 8; San Gallo 7; Thun, Zurigo 5; Lucerna, Lugano 4; NeuchâtelXamaxSerrières 3 (San Gallo, Zurigo una partita in più).