Home POLITICA Cyberschifezze che inquinano le menti, Governo invitato a… far luce

Cyberschifezze che inquinano le menti, Governo invitato a… far luce

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C’è motivo di preoccuparsi per l’uso distorto dei prodotti da nuove tecnologie, leggasi alla voce “social media” specificamente ed alla voce “InterNet” più in generale, da parte dei giovani di casa nostra? Sì, a parere di alcuni granconsiglieri in un’interrogazione di fonte interpartitica (primo firmatario Tiziano Galeazzi per l’Udc; con lui Paolo Pamini, Sara Beretta Piccoli, Massimo Mobiglia, Paolo Ortelli e Daniele Piccaluga) circa lo “stato di aggiornamento e di preparazione in àmbito digitale nelle scuole del Canton Ticino”, atto parlamentare che si basa su un’indagine su scala nazionale e dai risultati credibili quanto le predizioni dell’indimenticato mago Mario Pacheco do Nascimento: un rapporto “problematico” con le “nuove tecnologie più diffuse” avrebbero infatti il quattro per cento dei maschi ed il 10 per cento delle femmine tra gli 11 ed i 15 anni; fossero solo il quattro ed il 10 per cento rispettivamente, si osserva, ci troveremmo in una botte di ferro; realtà vuole invece che a misura assai superiore a quanto indicato – e per capirlo basterebbe un giro d’orizzonte fuori dalle nostre scuole – si configurino gli accessi a materiali ed a contesti per nulla consoni con tale fascia di età, fine del discorso.

Affermano in buona sostanza gli autori del testo: “Può succedere, per esempio, che i giovani trascurino altre attività e impegni, che siano vittime di cyberbullismo o che dormano troppo poco”, come da “incipit” dell’inchiesta menzionata. Con l’inconsapevole ma non incolpevole contributo dei genitori che non vigilano, sempre a titolo di esempio. Ridotto alle brevi, gli spunti: quali siano gli strumenti che, per tramite dell’istituzione scolastica, vengono forniti al fine di garantire ai ragazzi una “sufficiente base di conoscenza e di competenza” sull’utilizzo di apparecchi e piattaforme sociali; a quale età abbia inizio l’opera di sensibilizzazione; se l’autorità politica cantonale sia convinta di fare abbastanza, stante anche la velocità di diffusione di “nuove tecnologie con forte impatto sulla crescita e sull’educazione dei ragazzi”, riferimento principe l’intelligenza artificiale generativa; come sia sviluppata la formazione dei docenti e come e quando essa sia verificata ed aggiornata; in quale modo abbia luogo la sensibilizzazione dei genitori; in generale, se si pensi che studenti, genitori e docenti siano sufficientemente informati circa gestione e protezione dei dati personali. Infine, quel che forse avrebbe meritato il primo posto nell’interrogazione: quanti episodi di cyberbullismo risultino, nell’ultimo triennio, tra elementari, medie e medie superiori, ed in quale misura siano aumentati i fenomeni di disagio psicologico e/o di disagio psichico in relazione all’utilizzo delle nuove tecnologie.

Di che ragionare, a cifre piene. E, magari, anche con una lettura più ampia circa l’incultura del consumo di prodotti che sugli “Smartphone”, senza rispetto per i vincoli di età, passano eccome. In immagine, Tiziano Galeazzi, primo firmatario dell’interrogazione.