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Bastardi inside / Un perfetto caso di “Recovery not f(o)und”

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Ancora in corso con sessione notturna, a Bruxelles, il vertice in cui i rappresentanti dei alcuni tra i 27 Paesi dell’Unione europea pretendono cifre esorbitanti dagli altri “partner” per il cosiddetto “Recovery fund”, vale a dire la dotazione finanziaria collettiva ideologicamente concepita come strumento per contrastare la crisi economica connessa con la pandemia da Covid-19. In origine, tale dotazione era stata sbandierata sull’entità da 750 miliardi di euro, due terzi dei quali in sovvenzioni mentre il terzo restante sarebbe andato in forma di prestito, ovviamente con risorse da andare a cercarsi in sottoscrizione di titoli “comuni” europei; al momento della verità, i rappresentanti di alcune nazioni (Olanda, Svezia, Austria e Danimarca, cui si è aggiunta la Finlandia) hanno manifestato una disponibilità assai più ridotta, trovandosi immediatamente bollati come esponenti di Stati “avari” e/o “frugali” da coloro che si sentivano già i soldi in tasca e che qualche difficoltà incontrerebbero, al rientro a domicilio, nello spiegare d’esser stati come i musicanti di Brema, che andarono per suonare e vennero suonati. Passano le ore, la distanza resta, c’è chi parla apertamente del rischio di non giungere a nulla. Anziché il “Recovery fund”, all’orizzonte c’è il “Recovery not f(o)und”, stringa di errore ben nota agli informatici. E no, qui non basta il tasto F11…