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Comunali 2024 / Ore 12.01: chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato

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Flip, flip, flip. Spariscono ad uno ad uno dai principali quotidiani editi in forma elettronica, sul mezzogiorno di domenica 14 aprile 2024, i volti ed i numeri di lista dei candidati. Dalle tasche delle giacche escono gli ultimi santini, quel paio rimarrà nell’album di famiglia a memoria di un’esperienza, mentre gli altri si indirizzano lemme lemme verso un angolo della scrivania, pronti al tuffo nel cestino; la moglie al marito, anzi, domanda già quand’egli abbia intenzione di fare un giro alla piattaforma ecologica, “così ti liberi anche dei volantini”. Sulle pagine InterNet dei partiti, il silenzio: c’è chi ha organizzato un pomeriggio al bar per aspettare i risultati, ma vale per qualche identità urbana maggiore, non di certo per il borghetto. L’è finìda, con ‘sta lunga marcia verso le urne delle Comunali 2024 (sì, ci sono alcune situazioni posposte a giugno e ci sono le tornate pertinenti a realtà in aggregazione; affronteremo a tempo debito, ma mo’ a némm a vidé). E, nel frattempo, prendiamo nota del fatto che dalle ore 12.01 possiamo toglierci qualche sassolino dalle scarpe.

Basta 1. Basta con i santini: siamo omologhi per ramo di attività, con fotografi grafici poligrafici tipografi, e crediamo nell’importanza di ogni prodotto cartaceo a stampa così come diamo valore al mezzo di comunicazione in forma elettronica; giusto dunque è che tutti lavorino. Gli è che alcuni, molti, in ogni caso troppi tra gli autopromozionantisi hanno anche stavolta perso il senso del limite; sui sedili dei treni, nei bar, nei ristoranti, nelle bucalettere.

Basta 2. Basta con gli striscioni; non perché uno non abbia diritto di far vedere il proprio volto e la propria, primaria dichiarazione di intenti, ma per l’evidente abuso riscontrato su strade, “guard-rail”, ponti, proprietà private – prati balconi tralicci steccati alberi vigneti – a distanza zero dai luoghi di comune transito o di comunitaria permanenza. Non è questione di ordine pubblico, ma di buone prassi nel rapporto con il prossimo.

Basta 3. Basta con l’assedio via InterNet. “Facebook” costerà anche poco, ma riesce a rendere antipatico anche il miglior amico se il suo “post” sponsorizzato (cioè a pagamento) ti assale ad ogni apertura di pagina, non mancando poi i “post” propri e caratterizzati da una chiocciolina che permette di far giungere la comunicazione a ciascuno tra gli “amici”. C’è tutt’una dottrina sull’eccesso di pubblicità e sull’eccesso narrativo nella pubblicità; discorso per nulla complesso, e che in sostanza si traduce nel vecchio principio secondo cui il troppo stroppia e storpia. Certo, si può provare con la gentilezza scrivendo, una volta per tutte, che uno straccio di idea si ha già e che si ha la buona abitudine di tenersi informati, sicché et cetera; si può anche provare con la tecnica del dire che si è già proceduto a votare e che quindi nulla potrebbe più spostarsi; si può tentare con la comunicazione analoga a quella che mettiamo sulla cassetta, “Niente pubblicità pieffe”; a sensazione, e per esperienza indiretta, è come buttar acqua sul marmo.

Basta 4. Basta con gli “slogan” che piacciono soltanto ai loro autori, basta con la fissa delle tre parole che sul manifesto elettorale dovrebbero descrivere le qualità del candidato. Nella valanga dei messaggi letti ce ne sono rimasti in mente soltanto due: entrambi autoironici: quelli della Sinistra a Bellinzona (“Sempre più Belli”; sotto, volti sorridenti in posa artatamente teatrale) e quello di un ticinesissimo candidato non bianco che, alla faccia del “politically correct”, ha fatto perno proprio sul suo volto e sulla sua riconoscibilità.

Basta 5. Basta, soprattutto, con l’uso di certe espressioni. Da bandirsi i sostantivi “concretezza” (tutti sembrano essere monumenti della concretezza) e “sostenibilità” (tutti si dichiarano alfieri del sostenibile) così come l’aggettivo “green”; da depennarsi d’ufficio quanti, senza aver mai visto un pallone di qualsivoglia sport in vita propria, la buttano sullo “spirito di squadra”, sul “fare squadra” e via discorrendo. Non solo sono balle cinesi; sono anche balle cinesi ormai viete.

Basta 6. Basta – e qui entriamo nello specifico di noi stampari – con l’alluvione di atti istituzionali dell’ultim’ora, mozioni e interpellanze e interrogazioni e petizioni che siano; basta con le “opinioni” inviate da gente mai né vista né udita né conosciuta ma che ti spedisce 50 righe su qualcosa di già discusso (e meglio trattato da soggetti più qualificati) o su qualcosa di cui non hai mai sentito parlare per il semplice fatto che trattasi di pensata balzana. Basta anche con le situazioni del seguente tenore: a) dalla segreteria del partito “Ics” vengono impartite istruzioni ai singoli candidati, con fornitura di un indirizzario “e-mail” cui spedire le citate “opinioni”; b) il singolo candidato spedisce un testo con la propria foto aggiungendo la postilla “Come da accordi”; c) alla redazione del giornale arriva dunque un “Come da accordi” che in realtà nessuno ha preso; d) dalla redazione del giornale vengono chiesti lumi alla segreteria del partito di cui trattasi; e) dalla segreteria del partito, nemmeno un “plissé”.

Basta 7. Basta – sempre per stare a noi stampari – con l’atteggiamento a doppio forno di quelli che non esitano a sfondarti la casella di posta elettronica con la menzionata congerie di richieste di pubblicazione ma, se appena provi ad azzardare l’intenzione di formulare due domande in croce su argomento dall’effettiva e primaria importanza per il cittadino, si chiudono a riccio e, nella migliore delle ipotesi, sviano il discorso cercando di scaricarlo sul groppone di qualcun altro.

Basta 8. Basta con le pretese di quelli che insistono per avere spazio sul tuo giornale ma cadono dal pero quando si contesta loro il fatto che uno o più esponenti del loro partito vanno serenamente in giro dileggiando il giornale stesso.

Basta 9. Basta anche con i responsabili degli uffici-stampa che per cinque mesi si “dimenticano” di spedire i comunicati (tradotto: hanno ricevuto l’“input” a tagliare fuori chi ha l’abitudine a porre domande. Senza dubbio meglio chi pubblica alla copia-e-incolla) e, se interpellati su un’uscita di Mario o di Giovanni, si stupiscono ed invariabilmente rispondono di non aver letto, di non aver visto, di non essere al corrente.

Basta 10. Basta infine, per salutare il decalogo, con la panna montata di chi sulle Comunali ha cercato di infilare argomenti affatto esulanti dai temi che a queste elezioni erano e sono pertinenti. Sempre che di argomenti si debba parlare.