Home CRONACA Aggressione al torneo dei bimbi, la Federcalcio Ticino vuol veder chiaro

Aggressione al torneo dei bimbi, la Federcalcio Ticino vuol veder chiaro

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Indagini sono state aperte dai vertici della Federazione ticinese calcio, con richiesta ufficiale di presa di posizione da chi opera in nome e per conto della società “Team Camoghè”, con riferimento allo sconcertante episodio di violenza avvenuto ieri mattina a Tenero-Contra frazione Tenero e meglio durante un torneo di calcio di categoria giovanile: qui, come riferito quasi in tempo reale dal “Giornale del Ticino”, il genitore di uno dei bambini in campo – sì, stiamo parlando di giocatori dell’età di sette-otto anni – si era reso responsabile di un’aggressione ai danni di altro adulto, prendendolo per il collo e causandone a quanto pare la caduta al suolo. La conferma dell’istanza perentoria giunta dalla sede Ftc (“per una nostra presa di posizione in merito ai fatti e per fornire le generalità del genitore coinvolto”) giunge direttamente da Luigi Biamino, presidente del “Team Camoghè” che è poi il raggruppamento Allievi attivato oltre 15 anni or sono dalle dirigenze dell’Unione sportiva Sant’Antonino e del “Football club Camorino”, nel contesto di una complessa ma utile interlocuzione via “e-mail” con la nostra redazione. Interlocuzione dalla quale emerge la disponibilità di rispondere a richieste che siano espresse “da questo organo (la Ftc, ndr) che è quello preposto e competente in materia disciplinare per quanto riguarda il nostro sport”, e lo stesso avrà luogo in caso di istanze da “altri attori autorizzati e riconosciuti (Polizia, magistratura, et cetera) da cui dovessero eventualmente giungere”, essendo i vertici del “Team Camoghè” sempre “ben lieti di fornire resoconti e nomi a coloro cui (essi) competono veramente” (virgolettati da dichiarazione per iscritto, fatte salve le necessarie interpolazioni sintattiche e grammaticali).

Circa i fatti, e questo per alcuni versi può stupire essendo trascorse più di 24 ore dall’episodio (avvenuto, tra l’altro, sotto gli occhi dei giovani agonisti e di non pochi maggiorenni presenti a vario titolo), nessuna dichiarazione pubblica: da un lato perché pare che la stampa, ad avviso di Luigi Biamino e sicuramente dei collaboratori con cui si sarà consultato, non sia interlocutore cui qualcosa competa (e ci si domanda: se non avessimo qui raccontato di tale incresciosa vicenda, quando e come si sarebbe venuti a conoscenza dell’ennesimo, intollerabile caso di violenza negli ambienti del calcio regionale?); dall’altro perché “riguardo all’episodio citato – sempre testuale dallo scambio epistolare con il presidente del “Team Camoghè” – sappiamo che sono coinvolti (alcuni) genitori da entrambe le parti, ma non possiamo esprimerci direttamente in merito in quanto non eravamo presenti ai fatti, se non (con) il nostro allenatore”. Un solo adulto, dunque, avrebbe accompagnato la squadra al torneo ed un solo adulto avrebbe assistito alle intemperanze di colui che per primo (o più probabilmente unico) ha colpito; “L’unica cosa che ci sentiamo di dire è che in nessun caso, indipendentemente dalle motivazioni o dalle presunte colpe (colpe di chi? ndr), i genitori possono entrare in campo durante una partita”; dal che una porzione di verità che emerge e che si conferma, risultando infatti dalle parole di Luigi Biamino che qualcuno ha aggredito qualcuno altro invadendo il rettangolo di gioco; con quale reazione da parte dell’asseritamente unico tesserato adulto del “Team Camoghè”, vale a dire il summenzionato tecnico operante in panchina, non si sa e forse non si sa perché una reazione di forza e di natura eguali e contrarie, ossia l’immediata dissuasione del personaggio prodottosi nell’atto di violenza, non vi sarebbe stata o sarebbe risultata tardiva. Quanto ai tempi per una ricostruzione attendibile dell’accaduto, si ribadisce, la testimonianza dell’allenatore (e di qualche altro genitore al séguito della squadra, per esempio) è senza dubbio già stata acquisita dalla dirigenza, ovviamente liberissima di considerarsi sciolta da qualunque obbligo di trasparenza verso la stampa (alla quale, e tuttavia, viene espressamente chiesto di inviare “una bozza di vostri eventuali altri articoli prima della pubblicazione, onde evitare interpretazioni equivoche da parte del pubblico”, citazione).

Riassumendosi, al “Team Camoghè” sono “ovviamente contro qualsiasi forma di violenza sia fuori dai campi (di gioco) sia dentro i campi”, non importa quale sia o quali siano le società coinvolte; non si dubitava, né si è mai dubitato. Ma circa il tizio infiammatosi al punto da cravattare un altro adulto, che si dice? Qui una contestazione fumosa a quanto pubblicato ieri, laddove fu scritto che “(…) l’aggressore sarebbe figura contigua alla società ospite” di cui, tra l’altro e proprio perché ci si guarda bene dal fare d’ogni erba un fascio e di ogni fascio un’erba, avevamo evitato di pubblicare la denominazione riferendoci ad essa come “(…) realtà sopracenerina con sede ed operatività nel Bellinzonese”): “Ogni accostamento tra il nostro Raggruppamento allievi e certi individui, che non rappresentiamo e non ci rappresentano in alcun modo, è completamente fuori luogo e fuorviante”. Peccato che trattisi di persona nota alla dirigenza (come poi ammesso durante lo scambio epistolare), e peccato che si tratti di un genitore o di persona avente ruolo consimile; persona, dunque, che è per l’appunto in condizione di contiguità nel tempo e nello spazio. Le “persone coinvolte” sarebbero da considerarsi solo come “privati cittadini”, ad esenzione ed esonero e scarico di responsabilità? Argomentazione friabile, molto. Soprattutto alla luce di quanto sarebbe occorso sul campo di Tenero-Contra frazione Tenero, nell’immediatezza dell’episodio. E potrà anche “far specie” il “vedere come sui “social”, come pure su certi “media”, siano già apparsi commenti ed articoli che associano le persone coinvolte (…) con la nostra società”; qui a bottega fa più specie, diciamo, l’aver luogo simili fatti, e non di rado.