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Verbania: si spaccia per asilante, finisce in carcere per condanna pendente

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Possibile che non sapesse di essere stata condannata tanto in primo grado quanto in appello, dalle parti di Venezia, per reati risalenti al periodo 2012-2014? Mmhhh: difficile tendente ad improbabile. Possibile che, pur sapendolo, abbia creduto che le cose fossero passate in cavalleria e che il suo nome non sarebbe spuntato dagli archivi elettronici? Mah: d’accordo, l’Italia affoga nella burocrazia e nel regresso informatico, ma carta canta e una sentenza, a volerla trovare, si trova. Sta di fatto che, da aspirante alla cosiddetta “protezione internazionale” ossia all’asilo politico dopo rivendicazione di meriti per una indubbiamente perigliosa fuga da persecuzioni e torture e conflitti bellici, una 58enne è finita diritta diritta in carcere, nelle scorse ore, con breve viaggio dalla Questura di Verbania alle sbarre di un istituto penitenziario di Vercelli, essendosi palesata la sua posizione di soggetto sul quale pendeva un residuo di pena nell’ordine di due anni, sette mesi ed otto giorni.

Niente dubbi: quello il nome, quello il cognome, vicende maturate in varie città del Veneto, àmbito criminoso la gestione e l’amministrazione di case di tolleranza. La scoperta della condanna inflitta alla donna, cittadina cinese con domicilio a Domodossola (Vco), è emersa addirittura durante le “propedeutiche attività di identificazione”, cioè sulla prima fase dell’attività istruttoria. Quanto alla richiesta di “protezione internazionale”, beh, in qualche modo l’ex-tenutaria di bordelli ha portato a casa un risultato: sì, a casa circondariale, dove per qualche tempo nessuno la disturberà…

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