Home CRONACA Illusioni finite: “Swiss” stacca la spina, azzerato lo scalo di Lugano-Agno

Illusioni finite: “Swiss” stacca la spina, azzerato lo scalo di Lugano-Agno

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Non ci sarà nemmeno da aspettare mercoledì, quando i residuali vertici della disastrata “Adria airways” – operante in forma di sostanziale subappalto, per conto della “Swiss”, sulle tratte Lugano-Zurigo e ritorno – avrebbero dovuto presentare un piano finanziario ed un progetto strategico per rianimare la compagnia alle prese con gravi carenze di liquidità ovvero con linee di credito disseccate: la “Adria airways” è fallita, è kappaò, è finita, è storia. E questo pomeriggio, in concomitanza con la resa formale e con la cancellazione degli ultimi voli (gente a terra, disastro sulla riprotezione; cose già viste), l’effetto-domino che suona da utile scusa per chiudere ogni discorso: proprio dalla “Swiss” la secca nota-stampa con cui viene dichiarata la dismissione della linea dallo scalo ticinese. Dismissione, abbandono, rinuncia, fate voi: la pugnalata esiziale che d’un tratto risolve tutto, almeno nella logica dell’impresa di trasporti.

Pur in un mondo complesso qual è quello dell’aviazione civile, per una volta le cose sono semplici. A Lubiana, e l’avevamo prefigurato qui, non sono saltati fuori i quattrini necessari per mandare in aria i velivoli; inoltre, agli sloveni non era rimasto attaccato proprio nulla (gli aerei erano a noleggio, i noleggiatori non si fidavano più e volevano essere pagati, qualcheduno aveva già stracciato i contratti rifiutandosi di affidare le chiavi, le autorità di governo avevano espresso totale contrarietà all’iniezione di capitali, foss’anche stato per un prestito-ponte, “in primis” ricordando che la compagnia era stata ceduta tre anni addietro e che quindi il problema era del privato). Anche nell’ipotesi del miracolo, tuttavia, la questione che più da vicino ci riguarda sarebbe stata azzerata: non c’è più il committente, perché la concessione pertiene alla “Swiss” che a suo tempo, infatti, l’aveva “girata” sul vettore “Austrian airlines”, considerato poi troppo costoso e non concorrenziale con l’offerta della “Adria airways”. La quale era subentrata, facendosi bella e ritruccata, andando tuttavia in occasionali difficoltà già il mese scorso ed in quasi totale “grounding” da una settimana, unica eccezione la strenua difesa – forse, per onore di firma e nella speranza che d’improvviso si profilasse all’orizzonte una colonna di soccorso – del solo collegamento Lubiana-Francoforte, cioè tra i due “hub” di riferimento.

E qui il secondo capitolo, che diventa anche ultimo: alla “Swiss”, sui problemi della “Adria airways”, avevano traccheggiato trincerandosi dietro all’affermazione secondo cui, eh, accidenti, non era proprio disponibile un altro “partner” con le caratteristiche e con le peculiarità e con le disponibilità di vettori per sostituirsi al subtitolare dell’esercizio. Balle cinesi, peraltro preconizzate da un messaggio sparato nell’aere il mese scorso, quando fu detto che insomma, adesso c’è l’“AlpTransit” e dalla rotaia viene il principale concorrente, e che insomma nel 2020 si sarebbe dovuto ragionare sull’effettiva competitività, e nulla era deciso ma i ragionamenti potevano anche condurre a valutare opzioni differenti e senza che uno spillo si sollevasse più da terra. I fatti di cronaca spicciola sembrano essere venuti in aiuto, e da un potenziale discorso del prossimo anno si arriva oggi alla certezza della fine di un progetto. Perlomeno, in mani “Swiss”: dalla regìa suggeriscono papali papali di puntare sull’altro vettore, e per quanto li riguarda non c’è più nulla su cui discutere. Possono farlo? Forse no; ma l’hanno fatto.

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