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Hockey Nl / L’incubo diventa realtà, Lugano cacciato dal “play-off”

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Finisce come peggio non si sarebbe potuto preconizzare, l’annata del Lugano nell’hockey di massima serie: fuori ai quarti di finale, il che vanifica tutto quanto di buono era stato fatto in fase regolare con una meritatissima piazza d’onore; fuori per mano dei RapperswilJona Lakers, vale a dire l’ultima squadra saltata per caso sulla coda del treno del pre-“play-off” (era stata 10.a su 12, 1.12 punti in media per incontro, “meno 39” nel saldo tra goal realizzati e goal subiti, distacco pari a 36 lunghezze dai bianconeri) e da lì capace di inventarsi il futuro vivendo alla giornata. Finisce perché al 16.55 del secondo supplementare, dopo che i bianconeri erano riusciti prodigiosamente a rimettersi in carreggiata (due goal da recuperarsi a 160 secondi dalla fine, aggancio riuscito al 59.48), un classe 2000 ancora non giunto al 21.o compleanno – ed è Gian-Marco Wetter, ala-centro visto per due mezzi campionati di fila con la maglia dei BiascaTicino Rockets – fredda Niklas Schlegel e quei 50 finalmente infilatisi sotto le volte della “Resega”. 3-4, signori. Ed 1-4 nella serie al meglio delle sette partite, e quattro sconfitte di fila nel ruolino di marcia di un gruppo che al momento del bisogno ben poco ha potuto contare sulla vena realizzativa degli stranieri (sì, lì sta uno dei problemi se non “il” problema; se ne riparlerà).

Paura e illusione – Fra Lugano e Lakers nessuno ingrana nei primi 40 minuti, pur trovando gli uomini di Serge Pelletier un maggior controllo del ghiaccio durante la frazione centrale come attestano i 13 tiri contro quattro; sull’apertura dell’ultima frazione, sangallesi avanti con Jeremy Wick (41.41) grazie al prezioso assist di Steve Moses, che diventerà imprendibile da lì a poco. Pareggia infatti (44.35) Romain Loeffel, uno fra i più positivi nelle file bianconere durante la fase post-stagione regolare, e pare questa l’apertura di un nuovo capitolo; sull’asse Jeremy Wick-Steve Moses, a ruoli stavolta invertiti, il nuovo allungo degli ospiti (47.33). Da assolo l’1-3, di nuovo a bersaglio l’attaccante tascabile rivelatosi in Khl dopo che per tre volte le porte della Ahl erano sembrate per lui troppo strette; è il 51.37, doppio margine, il terrore serpeggia sul ghiaccio della “Resega”. Minuto 57.08, fuori Niklas Schlegel portiere, e miracolo, Jani Lajunen trova lo spiraglio (57.21); estremo difensore al rientro e poi di nuovo richiamato in panca al 58.10, è l’assalto alla baionetta e qui non esiste domani; 12 secondi all’ultima sirena, lacrime già negli occhi ed invece un urlo strozzato accompagna l’incredibile 3-3 di Luca Fazzini, sulla soglia ormai dei 50 punti nel campionato corrente.

Attesa e speranza – Supplementare, ed è da immaginarsi che il Lugano abbia nuova energia nel serbatoio e che i Lakers si ritrovino con il morale sotto le lame dei pattini; in fondo, per l’ennesima volta la differenza in produttività è sino a questo punto stata documentata da 38 tiri contro 23. Ed invece gli ospiti rispondono colpo su colpo: 20 minuti senza reti, 14 conclusioni per i bianconeri, 11 sul fronte opposto, momenti da brivido su due penalità minori consecutive (77.04, Igor Jelovac in campo avverso; 79.38, Reto Suri tra i bianconeri). Vento nelle vele dei Lakers sulla metà del secondo supplementare, parziale di otto a quattro nei tiri, superiorità numerica al 90.31 per penalità minore affibbiata a Dario Bürgler. Situazione ancora in “impasse” quando le conclusioni diventano 14 contro 10 per gli ospiti, cioè 62 contro 48 per il Lugano. Il 49.o tiro dei Lakers sarà esiziale, Sandro Forrer e Martin Ness gli ispiratori, Gian-Marco Wetter (quante reti nelle 41 partite disputate in fase regolare? Tre. Quante reti nel “play-off” sino ad oggi? Zero) il risolutore.

Ed ora, “via” ai processi. Perché di questo Lugano, a conti fatti e se prevalesse la meritocrazia, a salvarsi sarebbero proprio pochi.

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