Home CRONACA A margine / Vaccinazioni tra cifre “aggiustate” ed il diritto a sapere

A margine / Vaccinazioni tra cifre “aggiustate” ed il diritto a sapere

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Alle ore 8.00 di ieri, lunedì 10 maggio, constavano – contano sempre i dati ufficiali e pubblicati da fonte altrettanto ufficiale – sole 61 persone in lista; erano state 20 venerdì 7 maggio, 58 mercoledì 5 maggio, 55 martedì 4 maggio; giovedì 8, nell’interludio, la rilevazione semplicemente fu soppressa ovvero eliminata. Un eccesso di confusione regna negli uffici preposti circa le cifre pertinenti alla campagna vaccinale (così come su altri riscontri: soggetti in isolamento, soggetti in quarantena, numero di dosi somministrate, et cetera) a protezione dal “Coronavirus”: in coincidenza con l’apertura del quinto centro vaccinale in Ticino (a Capriasca, quartiere Tesserete, stabile della Protezione civile), questa mattina, il balzo nella cifra delle prenotazioni, diventate 2’540 cioè in rapporto 42 ad uno sul valore attestato appena 24 ore prima. Delle tre, a prima vista, l’una: o 2’500 appuntamenti sono stati dirottati su Capriasca da una delle altre quattro unità in Ticino, o sono stati offerti trasporto alloggio vitto frutta dolce caffè ammazzacaffè a ciascuno tra gli aspiranti vaccinandi, o i numeri forniti a ripetizione nei giorni precedenti erano stati inseriti a caso, giusto perché qualcuno aveva considerato necessario il riempimento delle caselle, fosse quale che fosse l’impatto all’esterno. Il che è grave.

I cittadini – e questo è il punto – hanno infatti diritto ad un’informazione puntuale e precisa; su questioni di salute pubblica, puntuale, precisa e senza aree dominate dal grigio, dal “Se”, dal “Forse”, dal “Se ne riparla in un altro momento”. Nel caso di specie, si trattava poi di dar séguito ad un’istanza venuta dalla stessa autorità politica e dagli ambienti dell’Ufficio del medico cantonale, laddove alla raccomandazione di base (“Vaccinatevi, e fatelo presto”) era stato aggiunto l’invito a distribuirsi in modo omogeneo, così da non sovraccaricare di lavoro gli operatori; da un lato – quello dell’istituzione – c’era dunque l’esigenza di garantire un accesso ordinato al servizio, e dall’altro – quello del cittadino – c’era il bisogno di orientarsi in termini logistici ovvero di dirigersi verso il luogo in cui minori o meglio gestibili sarebbero risultati i tempi di attesa, a beneficio sia proprio sia del prossimo. Ancora non si capisce quale senso avesse allora il pubblicare – ma non una sola volta: giorno dopo giorno, sino a stamane, sempre con l’eccezione di giovedì 8 maggio – numeri a due cifre sulle prenotazioni registrate, dandosi così una falsa percezione dello stato dell’arte ed un messaggio paradossale (i posti in lista di attesa al centro vaccinale di Capriasca risultavano “esauriti” per l’intera settimana successiva all’apertura: anche con il massimo degli iscritti dichiarati, minimo minimo un’ora – e standoci larghi – per ogni iniezione). Allo stesso modo, non si comprende a tutt’oggi il balletto di cifre sul numero di dosi somministrate: 150’400 un giorno, 134’905 il giorno successivo, 143’118 stamane secondo il bollettino dipartimentale, ma 156’123 (conferma dal “Teletext” Rsi) secondo attestazione di ieri pomeriggio in conferenza-stampa, ed improvvisamente 156’216 in altro aggiornamento diffuso questo pomeriggio ma con valenza all’… altr’ieri, dal che risulta pertanto un dato superiore a quello comunicato oltre 24 ore più tardi. Discrepanza dal poco significato, questa, nel confronto con il citato… smarrimento contabile di oltre 15’000 dosi sulla medesima data di domenica 2 maggio.

È il caso, obietterà taluno, di prendersela in questa misura? È il caso. È il caso perché i numeri, nel contesto pandemico, stanno facendo parte della nostra quotidianità da oltre un anno a questa parte, e dalla loro analisi tentiamo ogni giorno di trarre un messaggio, un segno, una tendenza, una prospettiva, con l’auspicio di riuscire a trovare il passo per puntare verso l’obiettivo ma sempre nel doveroso, cronistico rispetto per quel che i numeri stessi dicono. È il caso perché si chiede soltanto il giusto ad un “sistema” che dalla stampa ha preteso molto, qualche volta anche troppo. Ed è il caso, infine, perché questa maledetta notte dovrà pur finire, e verrà il tempo di altre domande; dai giornalisti, di sicuro; da altri, probabilmente.