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Covid-19, adottato il “modello Ticino”: Svizzera sotto chiave

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 19.49) Signori, si chiude, e si chiude per un mese abbondante: sino a tutta domenica 19 aprile, dunque una settimana dopo Pasqua, la Svizzera è in “lock-out” causa Covid-19. Scelta tardiva, scelta a distanza di troppo tempo – almeno 15 giorni – dal momento in cui essa sarebbe stata da adottarsi; scelta, addirittura, compiuta sulla scia di quanto deciso ed attuato in Ticino, dove le contraddizioni in materia di strategia e di operatività non erano mancate. Ma, in ultimo, nella battaglia senza quartiere contro la diffusione del “Coronavirus” anche Berna agisce ora quasi al massimo della potenza, con pieni poteri acquisiti dal Consiglio federale, sostanzialmente al grado quattro su cinque nella scala di allarme. Ed ecco l’atto senza precedenti dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi, ecco la proclamazione di uno stato di effettiva emergenza.

Nei termini cui siamo ormai abituati a ragionare, si dica solo che l’intera Svizzera diventa “zona rossa” come zona rossa erano stati gli ormai conosciutissimi 10 Comuni italiani in provincia di Lodi, quelli della prima quarantena con le forze dell’ordine a presidiare ingressi ed uscite ed a blindare, sino a nuovo ordine, chiunque entrasse. Esperienza tira esperienza, ed ora – soltanto ora – viene predicato il verbo del “Non c’è tempo da perdersi”. Un’azione con forza schiacciante in contemporanea con l’istituzione della prima “zona rossa” in Italia, realtà acclarata e che si trovava a distanza di 90 chilometri in linea d’aria, probabilmente ad altro avrebbe condotto; saranno ragionamenti del dopodomani quelli sul giusto e sullo sbagliato, per quanto un’indicazione chiara la cronaca abbia espresso (e la cronaca, piaccia o non piaccia, vale tre volte quanto sta nell’opinione di un politico).

Salto (forse l’ultimo) di qualità – Chiamasi “situazione straordinaria”, ed è quella che consente un’applicazione dei provvedimenti “tout court” e generalizzata ad ogni Cantone; chiamasi evidenza ai sensi della Legge sulle epidemie; e chiamansi draconiani i provvedimenti. Rapidamente via il dente, resterà per un pezzo il dolore: dalle ore 24.00 di oggi, e sino a domenica 19 aprile, è vietata ogni manifestazione sia pubblica sia privata e vengono chiusi bar, ristoranti, strutture ricreative, strutture per il tempo libero e punti-vendita di qualsiasi genere fatta eccezione per i negozi di generi alimentari e per le strutture sanitarie. Il principio è legato al rischio di contatto o, per meglio dire, all’impossibilità di avere la garanzia del rispetto della distanza reciproca di sicurezza, dal che la serranda abbassata anche per saloni di parrucchieri e centri estetici.

Chi resta aperto – Garantito l’approvvigionamento dell’intera popolazione, in presenza di scorte dichiarate “sufficienti”, per quanto riguarda derrate alimentari, medicinali e beni di uso quotidiano. Restano aperti i negozi di generi alimentari, i “take-away”, le mense aziendali, i servizi di fornitura di pasti, le farmacie, le stazioni di servizio, le stazioni ferroviarie, le banche, gli uffici postali, gli alberghi, la pubblica amministrazione e le strutture sociali; facoltà di apertura data anche alle officine per la riparazione di mezzi di trasporto sia pubblici sia privati. Da seguirsi, in questo caso, le raccomandazioni dell’Ufficio federale sanità pubblica concernenti l’igiene ed il distanziamento sociale. Ovviamente in funzione le strutture sanitarie, dagli ospedali alle cliniche agli studi medici; da evitarsi, tuttavia, interventi e terapie non urgenti; da assegnarsi ad attività da casa (nel senso proprio dello “smart working”) chi in tali realtà operi essendo persona particolarmente a rischio; nel caso tale attività in forma di telelavoro non sia praticabile, il dipendente viene posto in congedo dal datore di lavoro e continuerà ad essere salariato.

Custodia collettiva diurna – Parimenti sino a domenica 19 aprile, ai Cantoni è imposto l’obbligo di provvedere alle necessarie offerte di servizi per la custodia dei bambini che non sia possibile seguire privatamente o in famiglia; è possibile procedere alla chiusura delle strutture di custodia collettiva solo se le autorità competenti prevedono altre e idonee forme di custodia.

Frontiere sotto chiave (o quasi) – Dalla mezzanotte di oggi, controlli ai confini con Germania, Austria e Francia. 8’000 militari circa saranno messi a disposizione quale sostegno ai Cantoni in contesti quali sanità pubblica, logistica e sicurezza, e ciò con finalità di sostegno alla popolazione civile (disponibilità sino alla fine di giugno). Prestazioni: in àmbito sanitario, dove è in fase di dislocazione un contingente di 3’000 effettivi, cura e sorveglianza dei pazienti, trasporti sanitari, logistica ospedaliera (ad esempio disinfezione dei letti, cucina, lavanderia e pulizia); nel contesto logistico, trasporti e collaborazione nell’allestimento di infrastrutture secondo esigenze topiche; sul versante della sicurezza, a sgravio dei corpi di Polcantonale (ad esempio nei compiti di protezione delle ambasciate) ed in appoggio alle Guardie di confine (sulle frontiere e negli aeroporti).

Mobilitazione in prontezza elevata – Modalità di impiego: dapprima le formazioni nel servizio regolare di truppa; le scuole reclute e quelle per militari in ferma continuata, se necessario, saranno prolungate, e lo stesso vale per i corsi di ripetizione. In vari contesti saranno mobilitate truppe supplementari; ciò riguarda, in ispecie, militari provenienti da formazioni di milizia in prontezza elevata (di tali realtà fanno parte, tra gli altri, i battaglioni di ospedale e cinque compagnie sanitarie il cui impiego è attuabile entro quattro giorni dal momento in cui sia stata avviata la mobilitazione, cioè oggi). Autorizzata la chiamata in servizio, secondo il fabbisogno delle autorità civili, anche per truppe che non fanno parte delle formazioni di milizia in prontezza elevata; in altre parole, possibili la mobilitazione e l’istruzione preventiva (per alcuni giorni) di determinate truppe che, ad istruzione conclusa, vengono licenziate dal servizio, salvo possibile richiamo in servizio qualora vengano presentate richieste in tal senso da parte delle autorità cantonali.

Filtro alle frontiere – Analogamente a quanto disposto venerdì scorso per i viaggiatori in provenienza dall’Italia, dalla mezzanotte di oggi saranno in vigore controlli alle frontiere anche con Germania, Austria e Francia, con facoltà di imporre divieti di entrata Dopo avere disposto, venerdì scorso, controlli alle frontiere per i viaggiatori provenienti dall’Italia, il Consiglio federale ha deciso di introdurre dalla mezzanotte di oggi controlli alle frontiere anche con la Germania, l’Austria e la Francia, con facoltà di deroga ai divieti di entrata; anche qui in estensione del “modello ticinese”, possono entrare solo i cittadini svizzeri, le persone con un permesso di soggiorno e quelle che devono venire per motivi professionali; sempre permessi il traffico di transito ed il trasporto di merci; facoltà di ammissione per le persone di cui sia riconosciuta la situazione di assoluta necessità. Così come era avvenuto per il Ticino (ed un inasprimento in tal senso riguarda ancora la frontiera con Lombardia e Piemonte; vedasi in altra parte del giornale), in tutta la Svizzera vengono chiusi i punti di valico più piccoli, con convogliamento automatico del traffico transfrontaliero sui valichi più grandi; possibile anche un successivo riadattamento in funzione delle necessità (elenco sulla pagina InterNet dell’Amministrazione federale delle dogane).