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È morto Italo Bazzi: fu “re” delle piastrelle e imprenditore dall’“occhio lungo”

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO, MARTEDÍ 22 OTTOBRE, ORE 13.31) Vedeva oltre il visibile, Italo Bazzi; nel dirsi che “vedeva”, purtroppo, si annuncia la morte – avvenuta nella tarda serata di sabato, per infarto, nell’abitazione di Ascona – di una figura-simbolo nella cifra imprenditoriale del Ticino. Sulle spalle 95 primavere, di cui oltre due terzi vissute all’interno dell’azienda che porta il suo cognome: era entrato in ditta, come s’usava dire ad un tempo, nell’anno 1957, appena 28enne, insieme con la consorte Carla Brusa che dei Brusa titolari – cioè di Carlo Brusa e di Innocentina “Centina” Brusa nata Chiesa-Lotti – era figlia; e, benché ritiratosi formalmente dall’attività, ancora di recente non mancava di frequentare uffici ed ambienti operativi nella sede di Losone, facendo scorrere lo sguardo ed i polpastrelli sui prodotti, avvertendo sensazioni al tatto; un po’, ecco, come quei librai che aprono il volume appena arrivato sul bancone ed annusano le pagine e dall’odore cercano di trarre un presagio aruspicino. “Parlava” con le piastrelle, in metafora, Italo Bazzi; e le piastrelle gli rispondevano. Gli dissero “sì”, ad esempio, quando per primo sul territorio cantonale volle dedicare al prodotto uno spazio espositivo (“site specific”, come si direbbe di un’installazione artistica, e dalle ragguardevoli dimensioni), in modo che al cliente sia professionale sia occasionale fossero ben chiare le opzioni per un confronto immediato, materia a fianco di materia, dimensioni a fianco di dimensioni, colori a fianco di colori, riconoscendosi e conferendosi al pavimento ed al rivestimento una centralità progettuale anziché una mera funzione eccipiente; gli dissero “sì” quando portò l’azienda al traguardo del centenario, nel 2008, essendo la “Bazzi piastrelle Sa” sviluppo del primo progetto lavorativo (anno 1908, attività quale piastrellista) di Paolo Brusa, prosuocero dello stesso Italo Bazzi; gli dissero “sì” quando volle estendere il raggio di azione al mondo dell’arredobagno.

Nel segno dell’identità imprenditoriale di questo Cantone è dunque perdita grave la morte di un uomo-bandiera, carattere certamente indocile perché il soggetto si dichiarava “d’emblée” indisponibile a mettere in discussione i fondamentali della professione, come ben ricorderanno i membri dell’associazione professionale “Ceruniq” (della cui sezione ticinese Italo Bazzi fu anche presidente) ed i dipendenti di lungo corso ed i pensionati dell’odierna “Bazzi piastrelle Sa” (già “Carlo Brusa fu Paolo” dal 1946, già “Bazzi-Brusa” dal 1962 quando Italo e Carla Bazzi diventarono proprietari per ritiro dei rispettivi suoceri e genitori, e dal 1970 “Bazzi piastrelle” con qualche variazione secondo l’innesto di nuovi attori, in particolare il figlio Mauro entrato in attività nel 1982 ed a ragione sociale dal 1987). Commercio da una parte, messa in opera dall’altra; a monte, una continua ricerca di soluzioni capaci di nobilitare gli spazi. Dai locali di via Domenico Galli a Locarno, nel 1970, il trasferimento ad unità assai più ampia lungo la dorsale di via ValleMaggia; 20 anni più tardi il passaggio a Losone, via Dei Pioppi. Nel 1996 il passaggio di testimone, per quanto riguarda la direzione dell’azienda, al figlio Mauro, purtroppo deceduto già nel 2017 all’età di 57 anni; un dolore profondo per Italo Bazzi, rimasto vicino al nipote Carlo – già alle dipendenze, e da quel momento chiamato a guidare l’azienda – con un criterio di partecipazione mai invadente ancorché latrice di esperienza. Fuori dai muri della fabbrica, mille interessi non escluso lo sport: Italo Bazzi era stato anche hockeysta dei primordi in casa Ascona, esordio a 15 anni, cioè un lustro appena dopo la costituzione della società, la “Siberia” nata dall’intuizione di Robert Ottiger senior e di Robert Ottiger iunior quale centro delle attività e degli interessi, e qui e sùbito una dimostrazione di sicuro talento; una volta trasferitosi a Berna per motivi legati al lavoro, Italo Bazzi andò a militare nel Langgässe, realtà tuttora esistente perché confluita (come Eishockeyclub Marzili-Langgässe, per fusione con l’Eishockeyclub Polar) nell’odierno Berna96. Al rientro in Ticino, di nuovo i colori dell’Ascona, primo blocco di attacco – a fianco di Franz Helbling e di Fabio Pfaffhauser – in quella che, per tecnica e per sfrontatezza nella gestione del disco, era una copia fatta e sputata del “Ni-Sturm” davosiano.

Il senso dell’impresa, ecco, e del valore di una dinastia familiare oltre i vincoli del sangue: questo il messaggio, questo il retaggio – “legacy”, dicono Oltreatlantico – che Italo Bazzi lascia. Ai nipoti, certo, ed all’azienda, ma soprattutto alla comunità. I funerali avranno luogo domani, alle ore 14.30, nella chiesa del “Collegio Bartolomeo Papio” in Ascona; a seguire, accompagnamento al Centro funebre in Locarno frazione Riazzino.