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Socialisti alla diaspora, l’ex-granconsigliere non si accozzaglia più

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Ivan Cozzaglio, 54 anni, storico “numero due” sulla sinistra di Gianni Frizzo al tempo dello sciopero per la difesa delle “Officine Ffs” di Bellinzona, è da oggi un “ex” della politica, o perlomeno un “ex” della politica militante, o nel perlomeno del perlomeno un “ex” del Partito socialista, riservata ogni opzione per anni a venire. Fuori dai ranghi e fuori anche dalla grazia di Dio, di fatto a zero ore dall’esito della votazione sull’iniziativa “Giù le mani”, tema su cui in casa socialista è stata scelta l’opzione delle “mani libere” a differenza di quanto i promotori della sfida alle urne si sentivano in diritto di poter pretendere; ad attestare l’una e l’altra condizione sono le parole con cui l’addio al partito è stato formalizzato anche a mezzo “social”, sicché potrete immaginare il riverbero di polemiche in un sabato già nervosetto per votazioni incombenti. Motivo: troppe coltellate ricevute, ed anzi “troppi tradimenti” subiti; quanto basta per un addio con le parole della persona che non ne può più, incerto sulla qualità dei timonieri più che su quella della ciurma. Il che, detto da un già granconsigliere e già municipale (anzi, vicesindaco) a Biasca, suona come doppio campanello d’allarme.

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