Home CRONACA L’editoriale / Educare i ragazzi, certo. Per i “loro” adulti, la formattazione

L’editoriale / Educare i ragazzi, certo. Per i “loro” adulti, la formattazione

449
0

Punto primo. Da nausea, se i fatti sono come ha descritto un collega della “Regione” e non vi è motivo di base per dubitare, quanto occorso ieri in una partita del calcio di categoria “Allievi” età sui 12-13 anni: all’indirizzo dell’arbitro, perché considerato “diversamente bianco” e non fateci andare oltre nei termini ché qui si rischia un giro di napalm, prima alcuni ragazzini – della squadra ospite, pare – e poi alcuni adulti assiepatisi a seguire l’incontro avrebbero urlato espressioni afferenti giust’appunto al colore della pelle oltre ad anormali epiteti d’uso corrente negli angiporti. Conta uno conta due conta tre, l’arbitro ha fatto ciò che avrebbe potuto e forse dovuto fare sul “conta uno”: partita interrotta, tutti negli spogliatoi, poi se la vedranno i dirigenti delle società e, si spera, i federales (ma sapete com’è, persino alcune squalifiche draconiane propinate all’istante – cioè sull’onda della pubblica notorietà di certi episodi – sarebbero state poi fatte passare all’acqua bassa). Fine punto primo.

Punto secondo. Altro sport: non calcio, ma hockey. Rileviamo dal bollettino degli incontri disputatisi oggi, domenica 11 settembre: Kandersteg-Huskies Regione Svitto 20-3, Reinach-Lucerna 4-17, Dornbirner Bulldogs-KreuzlingenCostanza 22-1, Scl YoungTigers-Reinach 14-0, Lucerna selezione-BielBienne Spirit 2-15, YoungLions Weinfelden-Schwenninger WildWings 25-2. Tutte partite di categoria “Under 13”; le prime due in “Under 13-A”, la terza in “Under 13-Top”, dalla quarta alla sesta in “Under 13-elit”. Volete altro? Presto serviti: ieri, Les Griffons Bulle-SaintImier 2-24 in “Under 15-A”, ed anche un IllnauEffretikon-Glarona 31-0 in “Under 13-Top”, un Sursee-Langenthal 3-20 in “Under 13-A”, uno ZuchwilRegio-BernaFuturo 1-24 anche qui in “Under 13-A”. Dovrebbe bastare: per capire che no, questa non è la dimensione ludico-educativa che si impone, perlomeno non a quell’età in cui i ragazzi sono di massima, cioè chi più chi meno, nel guado preadolescenziale. Vediamo un po’: al di là delle statistiche di cui uno può anche e legittimamente sentirsi orgoglioso (in quel 31-0, due giocatori hanno chiuso con 10 punti personali, nove goal nel primo caso ed otto nel secondo), che cosa trasmette e che cosa insegna, un simile risultato? È utile, quel risultato? Farà dire a qualche genitore che in casa c’è un fenomeno, e che devi insistere così, Johann, e che tu sei sopra gli altri di una spanna? Si spera di no, ma per 100 padri e madri con i piedi per terra si troverà sempre il babbo semifrustrato e che al palazzetto del ghiaccio, quando il figliolo viene anche soltanto sfiorato da un avversario, fa partire la salva di improperi verso lo zebrato di turno. Farà dire a qualche tizio che beh, da quando ho preso in mano io la squadra si è già visto il cambio di passo, chi c’era prima era sì e no un istruttore mentre io alleno e forgio i caratteri, io? Si spera di no (bis), ma per 100 et cetera si troverà et cetera, idem come sopra.

E peggio: che cosa raccontiamo al ragazzino che era in porta tra gli sconfitti, due soli blocchi in difesa ed in attacco contro tre linee di fatto complete dall’altra parte, 13 goal subiti nei primi 20 minuti ed altri 12 nella frazione centrale? Che l’hockey è bello anche così, che lo sport è fatto di vittorie e di giornate buie? E ancora, e soprattutto: che cosa ci dirà, il ragazzino? Di essersi sentito impotente, di aver represso le lacrime ad ogni disco raccolto nella gabbia, di aver avuto la tentazione di mollare tutto e lì per lì, e di aver invidiato chi stava in porta dall’altra parte perché a metà incontro (minuto 29.27, per dovere di precisione cronistica) il titolare ha avuto facoltà di farsi sostituire dal suo “vice”, mentre da questa parte la panca era desolantemente vuota? E domani, a scuola, siamo proprio sicuri che non gli si parerà davanti il bulletto di turno, ho visto che hai preso 31 goal, sei un incapace, fossi in te mi sotterrerei, ahahah? E, in ultimo ma è l’ultima domanda solo perché siamo stanchi di allineare le perplessità e non perché qui a bottega non ne abbiamo altre: non è che il ragazzino, per demotivazione conseguente all’esito del confronto, domani o martedì andrà dall’allenatore e gli riconsegnerà la borsa con l’attrezzatura, guardi, io ho fatto quel che potevo ma le dico con tutta franchezza che questo sistema fa schifo?

Per quanto diverse nell’epifania, le due situazioni indicate hanno un denominatore comune, comune ed intuibile: la frenesia del risultato, e del giudizio conseguente. Ma come? Insceniamo la protesta da collettivo militante 24 ore su 24 per pretendere (cosa buona e giusta) che nessuno abbia a subire prevaricazioni nell’àmbito professionale, e nel contesto scolastico (si sottolinea lo “scolastico”) e nella vita privata, ci riempiamo le bacheche di messaggi reboanti sul “No al mobbing” e sul “Mai più lo stalking” e “Morte al bossing” e poi lasciamo che il 13enne resti impietosamente esposto al ludibrio da numeri umilianti e che suoi coetanei, magari perché si sentono forti formando un branco anziché una squadra ma più probabilmente perché il babbo vede in certi atteggiamenti un prodromo di emancipazione e dell’adultitudine di cui faceva menzione già Giorgio Guglielmo Federico Hegel, abbiano facoltà di oltraggiare e vilipendere un arbitro, con il supplemento di 40enni e di 50enni bercianti perenni che appena fuori dalla recinzione del campo passano all’ingiuria, all’offesa, all’insolenza greve? Parliamo di proteggere, proteggere, proteggere, e poi lasciamo falle in cui l’idiota del momento si insinua vantandosi dell’astuzia? Ai ragazzi, è vero, molte cose si possono insegnare e dunque dei ragazzi molti piccoli difetti è possibile correggere; resta poi da capirsi quale agenzia – altra espressione dei tempi nostri per dire famiglia e/o scuola e/o ambienti e contesti frequentati fuori dalla scuola – sia in grado di fornire una risposta o almeno di contribuire alla determinazione di essa.

Circa la questione dei risultati “esuberanti” un’ideuzza avremmo anche, e su tale traccia torneremo: non è geniale, ma almeno si tratta del frutto di un ragionamento tradotto sul foglio con carta e penna. Quanto agli adulti che spingono i figli (o i propri calciatori o hockeysti o lanciatori di biglie o costruttori di castelli di sabbia sulla spiaggia) ad esasperare il valore dei numeri sul tabellone, ecco, il minimo dell’applicabile è un corso di rieducazione a frequenza obbligatoria. Ma non trascuriamo l’ipotesi della riformattazione, come si fa con il pc quando si avverte il bisogno di una pulizia a fondo. Toh, è saltata fuori la parola giusta: serve pulizia, è da farsi pulizia.