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Filo di nota / Se l’hockey canta ma non può più portare la… croce

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Fatto salvo un diverso ed anzi opposto pronunciamento in quel di “Mon repos”, la Nazionale svizzera di hockey su ghiaccio non potrà mai più fregiarsi dello stemma rossocrociato cioè del segno dell’identità elvetica. Il divieto, secondo quanto imposto dai magistrati del Tribunale amministrativo federale, è conseguenza del fatto che l’istanza per l’utilizzo sarebbe stata da presentarsi entro il 2018, quale eccezione a quanto figura nel testo della Legge federale sulla protezione degli stemmi pubblici entrata in vigore nel 2017; eccezione che vi sarebbe stata, si suppone, in forza dell’essere tale marchio – a rigore di norma, protetto giacché esprimente “la sovranità e l’orgoglio dello Stato” – in uso “ab immemorabili” e, ad ogni modo, da almeno 30 anni. Tradotto: per una questione burocratica, l’hockey principale identità sportiva collettiva della Svizzera – anche per via dei risultati, e della notorietà positiva indotta – non ha diritto di mettersi addosso la croce elvetica, il cui uso spetta “in linea di massima” alla sola Confederazione. Se fosse bandiera, sì; come marchietto, no. E le promesse fatte (a voce, ma mai negate) da due consiglieri federali circa l’ordinaria prosecuzione dell’uso come da consolidata tradizione? Puff, svanite. Che un marchiano marchio d’infamia cali su chi il marchio nega.