Home POLITICA “Verdi del Ticino”, numero da circo: Ronnie David neoeletto e neodimissionario

“Verdi del Ticino”, numero da circo: Ronnie David neoeletto e neodimissionario

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In mezzo ad uno stuolo di non eletti (e per forza: quasi 750 erano i candidati, 90 i posti…) tra i quali spiccano in queste ore vari malpancisti, un numero imprecisabile di “Sto zitto perché se apro il libro…”, parecchi rancorosi, vari che hanno speso e fatto spendere una cofanata di franchi per arrivare a metà classifica (sì, ma quella del loro partito), qualcuno che nega ma si sente tradito (citofonare Paolo al nuovo indirizzo, se lo trovate: no, quello del PalaOrsoline non vale più) e qualcuno che sarebbe lì lì per chiedere una cosuccia tale da portarci all’edizione locale dello storico “Florida recount”, nel Ticino della politica accade che un eletto vero, uno di quelli che ce l’hanno fatta e per di più con la spintarella cioè grazie al secondo quoziente di ripartizione, molli prima ancora di aver respirato l’aria dell’emiciclo. Ronald “Ronnie” David da Bellinzona, anni 40, da Bellinzona, sesto ed ultimo classificato in zona utile per i “Verdi del Ticino”, ha rinunciato “ex abrupto” all’elezione nel Legislativo cantonale. Ora, già in quel consesso si stanno mangiando le mani ripensando alle due già granconsigliere con la casacca del movimento e che, dopo lungo periodo da forzosamente separate in casa, transitarono a costituire la neonata formazione “PiùDonne” e guadagnandosi due seggi con Tamara Merlo e Maristella Patuzzi oltre alle subitanee dimissioni “post cladem” dell’assai poco premiata Candida Mammoliti; non sempre due più due fa quattro, ma la capacità attrattiva delle due “ex” avrebbe forse portato a numeri da “exploit”. Quando poi uno dei maggiorenti per impronta ideologica e culturale sceglie di chiamarsi fuori in questo modo ed in questo momento, una domanda minima si è obbligati a cavar fuori dal cilindro, o almeno si sarebbe.

Ebbene: non fatelo, e sconsigliateci vivamente di farlo. Soprattutto, non fateci aprire quella porta. Ecco: siamo monelli, e l’abbiamo aperta. Proprio vero: uno degli eletti tra i “Verdi del Ticino”, 10’688 voti cioè 30 preferenziali in più rispetto al “momò” Andrea Stephani, porta l’auto in “garage” e riconsegna le chiavi al concessionario, lasciandolo a metà tra il sorpreso ed il preoccupato. Poi, arcano svelato: deve mollare, Ronnie David, in quanto la funzione di granconsigliere è incompatibile con il ruolo svolto a nome del Cantone e da dipendente del medesimo. Ma come? Campagna fatta, impegno almeno pari a quello dei colleghi a loro volta eletti, ed il candidato David di nome e Ronnie di cognome non era a conoscenza delle norme fondamentali in materia di eleggibilità? O l’operazione era stata studiata a tavolino, sapendosi di principio che nessuno rinuncia ad un salario da mezzo dirigente in cambio dei gettoni per le sedute in Gran Consiglio e che dunque Ronnie David avrebbe dovuto fungere solo da ascaro per sei giorni la settimana e da portatore di acqua la domenica? Tutte le ipotesi sono aperte e praticabili, almeno per il sano e gustoso esercizio della speculazione; ma accidenti, un caso di questo genere fa testo e figure di corredo, non volendosi credere al pur legittimo sospetto circa una manfrina preordinata con finalità sconfinanti nell’abuso di potere.

Moglie e figli, se hai un lavoro che non confligge con il ruolo di rappresentanza istituzionale, possono accettare anche che per 30 giorni l’anno tu ti sobbarchi l’“extra” dell’attività politica a palazzo; ma se il lavoro confligge, che fai, molli il datore di lavoro (e di salario) e porti l’intera famigliola a vivere sotto un ponte della Maggia? Ti licenzi, e trasformi l’attività di milizia in professione, e vivi d’aria e d’amore? Difficile. Magari Ronnie David, per quanto figura conosciuta, si era messo in lista solo per il piacere di dare una mano, da capitano che si fa gregario, da produttore di voti per il bene comune, ed all’idea di una conferma dei numeri precedenti (sei erano e sei sono rimasti, i granconsiglieri dei “Verdi del Ticino”) manco credeva; sicché lunedì sera, trovatosi lì lì per spuntarla e poi avendola spuntata, si è preso la testa tra le mani e si è detto “Ma chi me l’ha fatto fare, ma guarda un po’ i casi della vita, e mo’ che racconto a casa?”. Ponza che ti riponza, valiutata – pare; su questa attestazione circolano ironie al ritmo dei decolli dall’aeroporto di Atlanta negli States – anche l’opportunità di dare le dimissioni e di passare all’attività nel privato, unica soluzione possibile dev’essere parsa quella di salutare la squadra prima ancora di aver iniziato gli allenamenti e, meglio, prima ancora di essere stato tesserato per i quattro campionati a venire. Figurarsi la faccia di Andrea Stephani, rimasto fuori per una zolla di terra su percorso lungo quanto l’Europa, nel sentirsi dire che la sua era stata una partita da “lucky loser” e che dunque si torna in sella, cavaliere.

Quanto alla pagina in senso strettamente politico, si è visto di peggio ai tempi di qualche subentrante che entrò direttamente al Governo senza essere passato dal “via”. Anche se…

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