Home CULTURA “JazzAscona” si dà altri orizzonti. E divorzia da Nicolas Gilliet

“JazzAscona” si dà altri orizzonti. E divorzia da Nicolas Gilliet

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Non è un cambiare tanto per cambiare, ma un cambiare perché a taluno sembra cosa opportuna; e, si sa, chi mette i denari (o l’idea su cui costruire ogni anno la raccolta dei quattrini) dispone da sempre di un argomento decisivo. Siluri sono tuttavia, e di quelli che arrivano l’uno sulla coda dell’altro sicché il buco aperto dal primo diventa uno squarcio, quelli che in un placido sabato di transito dall’estate all’autunno si abbattono sul palcoscenico – virtualmente sempre aperto – del raffinatissimo Verbano musicale: primo, mutano d’accento e di pensiero all’“Associazione jazzAscona”, che per la “kermesse” 2020 (a programma, da giovedì 25 giugno a sabato 4 luglio) annunciano l’intenzione di volersi “aprire maggiormente a diversi stili musicali”, con “un occhio di riguardo verso i giovani”; secondo, in tale prospettiva niente più direzione artistica a Nicolas Gilliet, rimasto sulla tolda per tre lustri ed in verità presente sin dalla prima edizione quand’era un semplice batterista con orizzonti a metà tra pentagramma ed albergheria.

Non è proprio un divorzio nel senso completo del termine, ma un’eventuale collaborazione avrà luogo (e forse, forse, forse) sott’altra lente e con altri contenuti ed in altra misura, dovendosi fare anche i conti con il fatto che sul taccuino di Nicolas Gilliet ci sono tutti i nomi che contano, e bisogna vedere se altri dispongono di pari numero di contatti (l’ormai ex-direttore artistico, chi volesse nutrire la memoria, si era fatto gavetta e muscoli con il “Marians jazzroom” e con il “Jazz festival” a Berna, otto anni di fila. Andate a vedere che cos’è oggi il “Marians”, nel cui profilo figura il mero autoriconoscimento dell’essere iscritto alla libera associazione tra i migliori “jazz club” del mondo); mettiamoci inoltre che non viene rinnovato l’incarico all’agenzia “Nicolasound”, creatura formatasi proprio attorno a Nicolas Gilliet. Di balzo nel vuoto, ovviamente, non si tratta; ma anche alla tesi del “riposizionamento”, che militarmente parlandosi sa sempre di passo indietro, è meglio che si attribuisca un credito limitato. Giusto peso alle parole: vi è l’intenzione di non snaturare “l’anima jazzistica” della manifestazione, vi è la volontà di confermare “uno stretto legame con la musica di New Orleans”. Sussiste però anche un orientamento che risponde forse alla volontà di essere originali e forse all’esigenza di dar fiato alle casse: ad Ascona vogliiono “gettare le basi per un “festival” più dinamico”, laddove per “dinamico” bisognerebbe pensare a qualcosa “in grado di incuriosire e di attirare un ampio spettro di pubblico locale e di turisti”. Ma come, non era quello che “JazzAscona” aveva garantito sino a ieri? Intendersi sulle sfumature, prego, camminandosi tuttavia sui gusci d’uovo: è obiettivo il proporre “un evento attraente che miri anche ad aiutare maggiormente l’indotto economico della regione”.

In ultimo, insomma, si va alla cassa anche qui; perché anche dall’ultimo appuntamento qualcuno sarà rimasto soddisfatto, e qualcun altro un po’ meno, e qualcun altro per nulla. Succede, eh. Dicasi, a chiusura, che è interessante l’idea di “costruire un programma più aperto”, cioè dandosi “spazio a gruppi emergenti, a giovani talenti, alla musica svizzera e ticinese”. Oddio: non è che i musicisti svizzeri, a “JazzAscona”, siano mai mancati, a meno che quello ascoltato tre mesi addietro fosse un clone di Sandro Schneebeli, e che al posto di Max Pizio polistrumentista si sia incrociata la strada di Fabrizio Pizio arbitro di basket, il che non crediamo avendosi bene in mente le facce d’amendue e financo d’amentrè. Ma, nell’“andare oltre”, pare ci voglia una traccia diversa, secondo l’intento di “raccontare sempre di più la New Orleans di oggi”, di “scoprire le sue tendenze musicali e la sua cultura” (occhio, è terreno sdrucciolevole), “infoltendo la presenza di artisti provenienti da là”.

Auguri, siamo curiosi. Nell’immagine, Nicolas Gilliet.