Dell’essere sufficienti alcuni numeri (esempio: l’avvenuta rielezione di quattrro sindaci; esempio-bis, la conquista di quattro municipali in più alle ultime Comunali) per dire che il partito – pardon, il movimento – è in salute, si scusi la franchezza ma no, anche perché in Ticino non sta bene nessuno; in questo, l’odierna assemblea ordinaria della Lega dei Ticinesi ha detto quel che qualche maggiorente vuole che sia raccontato, gallina vecchia fa buon Broadway, et cetera. Circa l’esser stata trovata una linea non dirigista, d’accordo, ma almeno diversa da quella deriva kolchoziana che per un certo periodo si traduceva nel comandano tutti e non comanda nessuno, si può invece convenire: c’è una sorta di quadrato ufficiali, con Roberta Pantani Tettamanti, Gianmaria Frapolli (fresco di subentro ad Antonella Bignasca, per scelta e per maggior affinità tornata al ruolo di editrice), Daniele Piccaluga ed Alessandro Mazzoleni, e c’è un coordinatore. C’è il coordinatore, e continuerà ad esserci nella persona di Norman Gobbi, che è anche consigliere di Stato e titolare del Dipartimento cantonale istituzioni: oggi, a Monteceneri quartiere Rivera, nel mezzo di una paccata di decisioni tecniche è stato deciso di conferire una proroga dell’interinato sino a dicembre almeno; cose pesanti nel mezzo, non molte e soprattutto niente competizioni elettorali, facendosi astrazione da quel paio di situazioni locali andate in proroga obbligata.
Un cambio adesso, detta fuori dai denti, sarebbe stato privo di senso. Ma per arrivare alla conferma di colui che nemmeno ci teneva, al tempo della prima chiamata nel ruolo, i leghisti o meglio coloro che oggi vestono la casacca leghista si sono dovuti mettere di buzzo buono per emendare e riscrivere parte dello statuto, dovendosi inserire formalmente nel documento la figura del coordinatore (eh, lontani i tempi di Giuliano “Nano” Bignasca “presidente a vita”) e l’elenco delle sue funzioni. Ridefinita sino alle virgole, inoltre, la gamma delle tipologie di soci, aspetto su cui magari già domani si andrà a cercare qualche indicazione. Unanimità configurata, unanimità ottenuta; anche sulla necessità di indire un’assemblea straordinaria a fine 2024, se effettivamente sarà il caso, perché a rigore di quanto stabilito non si potrebbe lasciare un “vacuum” nella conduzione tra San Silvestro 2024 ed il momento della nuova assemblea ordinaria 2025. Come venirne fuori? Con il preannuncio di un’assemblea straordinaria che si formalizzerebbe prima di Natale e durante la quale sarebbe nominato il nuovo coordinatore, nocchiero con funzioni determinate e “road map” stabilita: “Riprendere le redini del movimento e scegliere la linea politica per il prossimo termine elettorale previsto nel 2027 con le Elezioni cantonali”, sta scritto in una nota diffusa dopo conclusione della parte ufficiale (a porte chiuse) dell’assemblea.
Ma un nome, un’ipotesi in carne ed ossa (e che non rientri nel novero dei cinque già indicati, cioè Norman Gobbi e gli odierni quattro vicepresidenti), esiste o – meglio – esiste già? I due, tre, facciamo quattro contatti possibili in una serata di domenica o negano o glissano; molto dipende, o almeno così pare di capire, dal profilo che sarebbe giudicato più congruente con le esigenze della Lega. Nel senso: serve un “conducàtor”, un prominente, un presidente secondo la modalità che è propria dei neocentristi ex-giap e dei lib-rad e, nella formula della coabitazione tra Laura Riget e Fabrizio Sirica, dei socialisti, e con ciò la Lega transiterebbe funzionalmente da movimento a partito in quanto tale, oppure il soggetto agirebbe sì nella definizione della linea di condotta, ma sull’esito di consultazioni collegiali e quindi quale identità di sintesi per istanze diversamente espresse e diversamente rappresentate (o, e forse, non ben rappresentate o non più rappresentate in modo adeguato) negli ambienti di via Monte Boglia a Lugano? Nel secondo caso, il profilo esiste già. Si voglia o non si voglia vedere, è la domanda su cui da qui a tre anni si gioca metà del futuro del movimento.