(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 15.17) È morto, colpito da una lama al collo, agli arti superiori, al viso ed al petto. È morto, nel tentativo di salvare la figlia dalle mani e dal coltello dell’uomo che ad un tempo quella donna aveva sposato, e con cui aveva generato un figlio, e dalla quale si era poi separando diventando quasi sùbito suo “stalker” e persecutore. È morto, accorrendo in aiuto dal suo studio, avendo udito le urla ed avendo intuito che un dramma si stava compiendo. Fabio Limido, 71 anni, ha perso la vita ieri a Varese, lungo via Ciro Menotti nel rione Casbeno, avendo tentato di opporsi alla furia del 40enne Marco Manfrinati, sino a qualche tempo fa suo affine di primo grado in quanto genero ed in lite con l’ex-moglie Lavinia, per l’appunto figlia di Fabio Limido, per l’affidamento del figlioletto di tre anni e – si presume – per altri aspetti legati all’intervenuta separazione. Il decesso dell’anziano, geologo per formazione ed imprenditore nel ramo della meccanica (la “Ecogeo srl”, da lui costituita nel 1987 sulla scorta dell’esperienza di precedente azienda paterna, sviluppa e produce lame per il mondo industriale), è avvenuto di fatto sul posto: senza esito il massaggio cardiaco e l’intervento di rianimazione, al “Circolo” di Varese la constatazione della morte. Gravissima ma in condizioni stabili, dopo essere stata sottoposta a chirurgia emergenziale, resta Lavinia Limido, 37 anni, che insieme con la sorella Lucrezia opera come terza generazione nel ramo e, da contitolare, come seconda della “Ecogeo srl”: sorpresa ed aggredita da Marco Manfrinati all’uscita dallo studio di via Ciro Menotti 75, ed erano le ore 12.35 circa, la donna ha riportato profonde lesioni da taglio al viso ed al collo; in codice rosso il ricovero nella stessa struttura nosocomiale in cui il padre Fabio era giunto ormai senza vita.
L’assalitore, un ex-avvocato già iscritto all’Ordine professionale in Busto Arsizio (Varese) ma non più presente negli elenchi avendo lo stesso Marco Manfrinati deciso di cancellarsi al fine di non dover affrontare un’azione disciplinare a suo carico, è stato tratto in arresto da agenti della Polizia di Stato e, dopo iniziale atteggiamento di sfida all’ex-suocera – l’avvocata Marta Criscuolo in Limido, nota professionista in Varese – mentre veniva portato via su un’auto di servizio, abbia urlato la frase “Come sta tuo marito, adesso?” in segno di scherno), si è chiuso nel silenzio e, per quanto è dato sapere, non avrebbe risposto durante il primo interrogatorio in Questura a Varese; omicidio il primario addebito contestato. Realtà vuole inoltre che l’uomo nemmeno avrebbe potuto e dovuto presentarsi nella zona dell’ufficio della “Ecogeo srl”, essendo sotto processo a Varese – l’udienza era prevista nel mese di giugno – per i reiterati atti persecutori all’indirizzo sia dell’ex-moglie sia della madre di quest’ultima e trovandosi colpito, sin dal giugno 2023, da un divieto di avvicinamento ad ex-moglie ed ex-suoceri; da primi accertamenti è inoltre emersa la fragilità della sua posizione nella causa di separazione avviata al Tribunale di Busto Arsizio, tanto che in una perizia giunta all’autorità appena giovedì scorso constava l’invito a far sospendere le relazioni tra padre e figlioletto; e forse qui è da ricercarsi la causa scatenante della furia omicida di Marco Manfrinati, furia che si sarebbe potuta riversare su ogni altro membro della famiglia Limido.
A margine, un ricovero precauzionale è stato disposto ieri anche per l’avvocata Marta Criscuolo, tra i primi ad arrivare sulla scena del delitto (a dare l’allarme, come si è appreso nel pomeriggio di oggi, era stata la segretaria di studio alla “Ecogeo srl”); la donna è stata poi dimessa e stamane ha avuto un colloquio con la sostituta procuratrice Maria Claudia Contini; al centro del confronto, di massima, l’inquadramento dei rapporti, i comportamento tenuti da Marco Manfrinati dal momento in cui gli era stato intimato l’ordine di non avvicinarsi all’ex-moglie e le ultime evoluzioni prima del fatto di sangue.