Home POLITICA Semaforo rosso ai semafori sul Piano. “Officine”, fine corsa

Semaforo rosso ai semafori sul Piano. “Officine”, fine corsa

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 19.05) Domenica di votazioni cantonali – due i temi all’ordine del giorno – e con risultati non del tutto attesi, quantomeno non nelle dimensioni. Stroncata la concessione di un credito da 3.3 milioni di franchi per l’installazione di tre impianti semaforici, in luogo di altrettante rotatorie, sul tratto della Cantonale fra Cadenazzo e Gambarogno frazione Quartino: “Meglio Piano che fermi”, con felice sintesi che circola tra i sostenitori del “referendum”, e disco rosso – è il caso di dirlo – ad un investimento contro cui erano insorti parecchi, di fatto contestando una pianificazione partorita in seno al Dipartimento cantonale territorio e sulla quale Claudio Zali, consigliere di Stato, sembra davvero essersi lasciato mal consigliare dai funzionari; per certi versi irrituale, alla luce del responso dei cittadini (quasi tre su quattro, “no” al 73.1 per cento), è allora la presa di posizione che nulla spiega e sulla quale le rivendicate “opere di fluidificazione” vengono tuttora descritte come “soluzione tecnica che, in attesa del collegamento veloce A2-A13, avrebbe permesso di migliorare sensibilmente la situazione viaria nel comparto periurbano in cui si inseriscono gli abitati di Quartino, Contone e Cadenazzo”. Tesi fondata su “perizie specialistiche”, ed in questo senso ancora la reiterazione di concetti (“Restituzione di qualità della vita al comparto, riduzione dei tempi medi di percorrenza, riduzione del numero di giorni di congestione del traffico”) già spesi durante la campagna informativa, ma a tutti gli effetti non convincenti. Così come. sia detto. per nulla convincenti sono le pretese sùbito avanzate da qualcuno in funzione di un reinvestimento della cifra che, per contro, deve rimanere nelle casse del Cantone in attesa di futuri (e sostanziali) progetti.

In linea con le attese, poi, il “no” all’invero datatissima iniziativa “Giù le mani”, pertinente alle “Officine Ffs” di Bellinzona dove nel 2008 era stato chiesto – e quanta acqua è passata nel frattempo sotto i ponti – l’insediamento di un superpolo tecnologico, ovviamente a fianco della tutela della piazza ferroviaria in infrastrutture ed effettivi. Nulla possono rimproverarsi i residui combattenti su un fronte abbandonato da troppi che, almeno per ragioni di militanza, non si sarebbero dovuti limitare all’indicazione della libertâ di voto: voti contrari al 65.3 per cento, unanimità cantonale mancata per Mergoscia e Corippo. Giudizio positivo da Palazzo delle Orsoline sponda Governo, laddove il “no” all’iniziativa popolare è interpretato come un atto di “fiducia alla soluzione elaborata di concerto” tra vertici di Cantone, Città di Bellinzona e Ferrovie federali svizzere, ovvero sulla falsariga della realizzazione di “un nuovo stabilimento industriale di avanguardia” ad Arbedo-Castione frazione Castione, nel rispetto – così in breve nota ufficiale – degli “intenti enunciati già nel 2008, al momento dello sciopero delle maestranze dello stabilimento” e con formula dalla quale sarebbe garantito “un duplice risultato”, ossia la salvaguardia di “una componente storica del tessuto economico ticinese” e la valorizzazione dell’odierno terreno su cui si trovano le stesse “Officine Ffs”, sedime “in posizione strategica” e considerato pertanto funzionale ad “un nuovo quartiere dall’elevata qualità e con destinazioni di interesse pubblico, tra cui un parco tecnologico”.

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