Home CRONACA Rogo sul Gambarogno, colpa di due cretini in bivacco “selvaggio”

Rogo sul Gambarogno, colpa di due cretini in bivacco “selvaggio”

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Ma quali attenuanti di cuore e di sentimento, ma quale gusto dell’esperienza nel cuore della natura ed avendo messo miglia e miglia tra sé ed il più vicino consorzio umano. Se nel segno hanno colto gli accertamenti esperiti in battuta di indagine da parte degli agenti della Polcantonale, e non vi è davvero motivo alcuno in forza del quale si debba dubitare sia della pista seguita sia dei riscontri ottenuti, ora sappiamo che il devastante rogo in corso sul Gambarogno è tutt’altro che frutto del caso o degli elementi, e sappiamo che all’origine dell’incendio c’è un fuocherello acceso durante un bivacco, e che dietro a quel fuocherello stanno le mani di due cretini incapaci di spegnere le braci “comme il faut” e come saprebbe fare qualunque “scout” di età superiore agli otto anni. Sissignori: due perfetti imbecilli, 26 e 28 anni rispettivamente, entrambi cittadini svizzeri con residenza oltre il San Gottardo, che sono stati individuati, fermati ed interrogati nelle scorse ore quali probabili responsabili del disastro tra l’Alpe di Neggia e la frontiera, compreso nel pacchetto lo sgombero forzato di Indemini e di alcune località. C’era il divieto di accensione dei fuochi all’aperto? Come no: da giovedì 13 gennaio, per la precisione, ed in Ticino lo sanno anche i sassi. E se sussiste un divieto del genere, cioè qualcosa che viene decretato in caso di persistenza di alcune condizioni (vogliasi vento, vogliasi siccità, vogliasi vegetazione in stato tale da fungere da esca per le fiamme, et cetera), il divieto vale anche se per caso si sente freddo. Spiegone banale banale, ma tant’è.

Dalle ore 3.54 di domenica ed a questo pomeriggio compreso, invece, l’intero Ticino sta soffrendo ed è in ansia per l’incuria e per la stupidità congenita di due individui; sul fronte restano impegnate varie squadre dei Pompieri Gambarogno e dei Pompieri Bellinzona, con l’appoggio di elicotteri ed anche dei “Canadair” italiani per i lanci di acqua dall’alto, battaglia continua per il contenimento delle fiamme, boschi e prati per vari ettari da considerarsi già persi, obiettivi la difesa delle vie di comunicazione e dei servizi ed ovviamente dei nuclei abitati; tutto quel che sappiamo e che è nel contempo motivo di speranza e causa di apprensione, restando l’intera area – dicasi da Fosano all’Alpe Neggia e dall’Alpe Neggia giù in Veddasca sino ad Indemini paese ed al confine verso la frazione Biegno di Maccagno con Pino e Veddasca (provincia di Varese) – “off limits” per ragioni di sicurezza e di operatività dei soccorritori. Gli agenti della Polcantonale ticinese, in sede di indagine, hanno operato in collaborazione con i colleghi del Canton Svitto, presumibilmente area di residenza dei due giovani; i quali, per quel che si evince da una nota-stampa, avrebbero in sostanza ammesso di aver acceso il fuoco e, soprattutto, di aver creduto di essere riusciti a spegnerlo. In pratica, i due si sarebbero risvegliati in presenza del rogo che già si stava estendendo e non avrebbero avuto modo di intervenire in modo adeguato; da qui varie ipotesi di reato, tra cui la principale si situa attorno all’incendio colposo. Il “dossier” di inchiesta è nelle mani del procuratore pubblico Simone Barca.