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Pala & piccone / “Sos”, irrompe lo “Schweizermacher” all’amatriciana

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Nemmeno il tempo di far raffreddare la firma fresca sotto la candidatura per le Federali lato Camera bassa (in effetti, il suo nome – come quelli degli altri sette in lizza – sarà sottoposto fra tre settimane al vaglio del Congresso elettorale del Partito socialista) ed ecco che il 58enne giurista Mario Amato offre ai ticinesi un’eccellente ragione in più per garantirgli una sesquipedale bocciatura alle urne: stamane il lancio di un’iniziativa popolare federale – 100’000 firme da raccogliersi entro sabato 23 novembre 2024 – con cui viene preteso l’automatico conferimento della cittadinanza svizzera a chiunque abbia vissuto in permanenza su suolo elvetico per la miseria di un quinquennio. Nella percezione di Mario Amato (è il primo firmatario, perbacco), cinque anni di soggiorno e la conoscenza di una lingua nazionale – per inciso: conoscenza, a quale livello? “Di base”, quattro frasi nemmeno in croce – bastano ed avanzano per trasformare Chicchessia in uno svizzero; ah, no, serve anche il “non mettere in pericolo la sicurezza interna o esterna della Svizzera” (cioè, il non essere palesemente un terrorista pronto a far esplodere il “Museo dei trasporti” a Lucerna o la statua di Freddie Mercury a Montreux), e serve il non essere stato condannato… oh, no, non avevamo letto la frase per intero; vale infatti il “non essere stato condannato ad una pena detentiva di lunga durata”. “Lunga durata”, no; al di sotto dell’omicidio premeditato o della rapina a mano armata con presa di ostaggi e ferimento di un paio di poliziotti, dunque, si può discutere, ma via, se prometti di non rifarlo chiuderemo un occhio. Anzi, manco dobbiamo chiuderlo: la cittadinanza ti viene conferita d’ufficio.

Nulla, per carità, vieta al cittadino Mario Amato di mettersi in mente un’idea bislacca e di pescare consenso in altri sodali quali la ginevrina Lisa Mazzone (quota “Verdi”, agli Stati) ed i basilesi di città Sibel Arslan (quota “Verdi”, al Nazionale) e Mustafà Atici (quota Partito socialista, idem); ma almeno questi ultimi sono soggetti già eletti; discutibile la loro ragionevolezza, d’accordo, ma – si ripete – sono soggetti già eletti. Non così Mario Amato, che infatti spende la qualifica professionale per il ruolo da lui ricoperto: è direttore del “Soccorso operaio Ticino” (beh, nella lista socialista per le Federali lato Consiglio nazionale i direttorati si sprecano…), dal marzo 2020, e deve avere un bel potere all’interno della struttura se è vero che, in questo caso, il “Soccorso operaio Ticino” viene impegnato e trascinato a viva forza a fare politica con un’azione allineata ad esponenti di partiti politici e che come tali si comportano. Proviamo a spiegarci meglio, con noi stessi prima di tutto perché l’andare per tentativi di comprensione può esserci d’aiuto. L’istanza dei “Cinque anni sono fin troppi”, in sé stupida non poco, esce in forma ibrida; legittima la cifra partitica, assai più dubbio l’intreccio di intenzioni tra partiti e quella che, se non si erra e ci pare proprio di no, è e resta “un’organizzazione “no profit” nata in Ticino nel 1984 allo scopo di promuovere la giustizia sociale, la giustizia politica e la giustizia economica”. Concediamo un’estensione straordinaria all’interpretazione di quel che sarebbe la “giustizia politica”: se “giustizia politica” è in qualche modo traducibile in “equità politica”, Mario Amato dovrebbe domandarsi per quale motivo egli pretenda che la Svizzera faccia per forza di cose ciò che, per esempio, non fa l’Italia con cui si immagina che egli abbia qualche intreccio relazionale. Ma poi: della “Sos Ticino” si sa che opera “negli àmbiti della disoccupazione, della migrazione e dell’ìmpresa sociale, con servizi e progetti mirati”; e che c’entra con questa chiamata alle armi? Peraltro: nella “Sos Ticino” sono presenti varie sensibilità; chi in un’azione “extra moenia” – e fuori dal seminato, cioè dai fondamentali e dagli obiettivi dell’organizzazione – evidenzi l’essere “direttore della Sos Ticino” avrà senza dubbio preavvertito coloro che in ultima istanza sono i suoi datori di lavoro, cioè i membri del Comitato. E del Comitato fanno parte, se e dal momento che vale l’organigramma pubblicato, figure il cui pensiero in materia potrebbe quantomeno differire dalla tesi così incautamente sposata e propugnata da Mario Amato. A men che il ruolo del Partito socialista all’interno della “Sos Ticino” (di cui il partito in questione è membro) sia diventato egemone al punto da determinarsi una piena congruità ed una perfetta sovrapposizione fra le due realtà.

Aspettiamo ad ogni modo di ricevere nuove, in questo senso. Non abbiamo bisogno di aspettare, invece, per sapere come andrà Mario Amato alle Federali sulla lista del Partito socialista: né primo né secondo, ergo trombato.

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