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È morto Vincenzo Masotti, con radio e tv entrò nelle storie della gente

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Una voce non comune; un passo giornalistico fatto di metodo e di cura nella scelta delle espressioni, perché nello scritto puoi tornare indietro e rifare ma nel parlato, direttamente all’antenna, non hai modo di cancellare. Da gran tempo non lo si vedeva in giro, e questo conferma anche un amico e collega di Varese, città che era la sua residenza; se ne è dunque andato lasciandoci in sospeso, Vincenzo Masotti, chiudendo l’ultima trasmissione del suo quotidiano rapporto con la vita e con il prossimo. Ad aprile aveva compiuto 80 anni, di cui una bella fetta alla Rsi dove si era guadagnato i galloni da caporedattore; del fatto che la salute gli avesse giocato uno scherzo orrendo, ictus un paio di lustri addietro, si sapeva e preoccupava il fatto che via “Facebook”, a rispondere per lui, fosse da tempo la sorella Raffaella “Raffy” Meylan-Masotti; ma anche in passato i suoi silenzi anche di lungo periodo non erano stati rari e si evitava di disturbarlo, sapendosi che avrebbe lasciato un pensiero in parcheggio da qualche parte, quand’avesse avuto voglia bastevole ed umore splendente o, più semplicemente, si fosse trovato nelle condizioni di interagire a suo modo. Cosa che, dobbiamo dire avendo serbato la discrezione senza nemmeno che ciò ci fosse stato chiesto, non poteva avvenire da un pezzo: si era da non molto in periodo di Covid-19, e dunque parliamo del 2020, quando Vincenzo Masotti aveva incominciato a non alzarsi più dal letto, denunciando tra l’altro gravi difficoltà nell’esprimersi. Afasia, l’afasia toccò proprio a lui, che era spirito manifestato nella parola.

Prodigo di sguardi profondi nelle storie degli altri; capace di proiezioni non comuni in quel che egli voleva fosse il progresso; troppe volte – glielo si rimproverò: rispose con bonomia – disposto a scusare uno sgarbo o uno sgarro; compartecipe delle vicende al punto da confezionare una pagina del “Quotidiano” o di “Matrix” e poi di passare nuovamente sul posto, una settimana o un mese dopo, per controllare se qualcosa fosse cambiato, se vi fossero state novità (quasi impercettibile quel movimento della testa, non propriamente dal basso verso l’alto ma più dalla destra in basso verso la sinistra in alto: la diagonale della curiosità, ecco; magari c’era anche di mezzo la sensazione di non aver detto o fatto tutto il possibile, in quei minuti di racconto); questo era Vincenzo Masotti. Di sé raccontava poco oltre quel che nell’ambiente era fatto acquisito: rivendicava con orgoglio l’ascendenza da Porretta Terme ora in Comune di Alto Reno Terme, la provincia è Bologna e quindi la Regione si chiama Emilia-Romagna ma sulle creste dell’Appennino e se da lì uno urla appena appena, ecco, lo sentono in provincia di Pistoia, che fa parte della Toscana; i Masotti, lì, crescono a mazzi, tra ditte e privati. Per studi, l’ora scomparso veniva dal liceo classico e poi da lembi universitari cui ben presto era stato sostituito il lavoro. Sporcandosi le mani, come molti che poi approdarono alla carta stampata o all’audio o al video.

Giusto che si dica anche del suo essere uomo della Sinistra: posizione di cui egli non faceva mistero, nel cuore Enrico Berlinguer che portò il Partito comunista all’apice nella Penisola, e negli ultimi anni – precisiamo: prima del suo declinare, che alla famiglia sarà costato costante sofferenza e diuturna fatica – l’annacquamento degli ideali e delle ideologie gli era risultato insopportabile. “Pensa, ad un certo modo mi ero messo ad ascoltare “Quello” e gli ho persino dato retta. Per tre giorni, forse due”, il giudizio lapidario sul fondatore di una nota formazione politica in Italia. Ad un certo punto, e non tacendo i motivi, smise di rinnovare la tessera del Partito democratico, a Varese; irritandosi con molti, in generale non aveva torto, se la prese tuttavia anche con qualcuno che non c’entrava; succede, gli pesò, figurarsi se non abbiamo tutti un sedicesimo di rimorso per non aver chiuso qualche parentesi, o per non averla chiusa bene. Rimase invece seriamente ambientalista, Vincenzo Masotti, pur riconoscendo essere impari le forze nella lotta contro plastiche e rifiuti.

L’altr’ieri, sabato 17 agosto, il decesso; al suo fianco la moglie Nelda Braga, professionista nel campo della consulenza al lavoro e che agli inizi del decennio scorso fu anche candidata a sindaca nel Comune di Cugliate Fabiasco, provincia di Varese, dove Vincenzo Masotti ebbe residenza. Il congedo avrà luogo nel pomeriggio di domani, martedì 20 agosto, alla “Sala del commiato” del cimitero monumentale in Varese quartiere Giubiano.