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Blockchain, la seconda rivoluzione. E Lugano apre la via

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Esiste di sicuro un ruolo per Lugano e per il Ticino, e potenzialmente è un ruolo da ariete almeno nel contesto europeo, nel contesto delle tecnologie “blockchain” che, nell’elementarità della definizione, si risolvono in blocchi di dati “immutabili e condivisi”, sicché chi ponga in essere quello specifico blocco di dati e chi riceva in ultimo quello specifico blocco di dati dispongono di un elemento valoriale – ovviamente dal maggiore o dal minor valore secondo quel che sta nelle decisioni assunte a monte e concordate a valle – che è inattaccabile e riconosciuto anche al di fuori del rapporto tra “mittente” e “ricevente”. In conferma di “un’esplosiva potenzialità” del territorio cantonale su tale tema, per intrecci che investono almeno tre livelli essenziali ovvero capitale, cultura del riserbo ed attitudine all’innovazione e che per logica potrebbero condurre alla costituzione di un “Centro di competenze blockchain” o autonomo o come parte dello “Swiss innovation park”, alcune fra le tracce emerse ieri durante la giornata di studi “Blockchain thought leadership”, promotori i vertici della “Copernicus asset management” e del “Pangea blockchain fund”, patrocinio della Città di Lugano (presente per il saluto augurale anche Marco Borradori, sindaco) e del Cantone, oltre 100 i professionisti giunti da varie nazioni; impressionante per originalità – ed anche per l’ostentato rifiuto di qualsiasi etichetta; pare che gli sia gradita solo quella di “libertario anarcocapitalista” – l’apporto giunto da Roger Keith Ver, ora 40enne, da otto nel “sistema Bitcoin”, di fatto considerato quale primo storico investitore in società focalizzate sulle criptovalute e sulle tecnologie “Blockchain”.

A Maggie Rokkum-Testi (per la “Copernicus asset management”) e ad Agostino Ferrazzini (per il gruppo) il compito di interpretare le esperienze portate da Thomas Cox e da David Moss, ideatori dell’identità “Strongblock.io” ovvero, nella loro chiave di lettura, di una modalità semplice (“Ridiculously easy”, anzi) per generare “blockchain” e per trarne immediato beneficio, purché si abbia una “governance” chiara “e per la gestione di qualsiasi catena”. Fra gli altri ospiti, degni di particolare attenzione Jonathan Teo, William Duplessie e Maja Vujinovic che, nel corso dei brevi seminari in forma di tavola rotonda, hanno introdotto e formulato tesi a scenario potenziale: “Nella “blockchain” – è stato detto – è da rilevarsi la seconda più importante innovazione tecnologica dei nostri tempi, appena alle spalle di InterNet”. In immagine, un momento della giornata di studi.