Home POLITICA Carta bianca a Norman Gobbi dalla Lega bistratt(on)ata alle urne

Carta bianca a Norman Gobbi dalla Lega bistratt(on)ata alle urne

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Lega: un uomo solo al comando, la sua (calza)maglia è solo celeste, il suo nome è (necessariamente) “SuperNorman”. Chiedono infatti un prodigio, i leghisti reduci da doppia e drastica scrematura elettorale (Cantonali e Federali), al consigliere di Stato da oggi “conducàtor” unico del movimento, ché questa è la notizia uscita dalle assise conclaviali in quel di Monteceneri, quasi autoironico – non servono spiegazioni in proposito, vero? – l’essersi riunite le truppe in un centro della Protezione civile: frenare alla svelta l’emorragia di voti e di consenso, ribaltare la tendenza, portare il gruppo ad una sana resistenza nel giro delle Comunali di aprile e tracciare la via, di massima, sino al 2027. Ciò con poteri da plenipotenziario, quasi come ai tempi di Giuliano “Nano” Bignasca, direbbe qualcuno; piccola forzatura, ma il ruolo attribuito in casa all’uomo venuto dal Nord (del Ticino, certo) è oltremodo rilevante ed inconsueto alle nostre latitudini, Lega dei primordi a parte ché in quella, com’è noto, il “Nano” stesso era presidente “a vita”. Delle garanzie a carta bianca sono testimoni, oltre alla chiamata per acclamazione, un aspetto propedeutico ed uno conseguente. A monte: l’elezione di Norman Gobbi a referente unico è venuta sugli sviluppi di una mozione di Antonella Bignasca, la Marine Le Pen del movimento, figlia del defunto Attilio “Pennabianca” Bignasca già coordinatore per un certo periodo dopo il decesso del fratello Giuliano; ciò dice dunque che la fiducia in Norman Gobbi quale motore mobile viene direttamente dallo “Stammtisch” familiare, quasi con un’attribuzione di legittimità nella continuità storica. A valle: scompare “d’emblée” quella sorta di Comitato direttivo in modalità da quadrumvirato dapprima e di Esecutivo “allargato” poi e che, come l’allenatore dopo due retrocessioni di fila, paga per tutti al di là di meriti e demeriti.

Niente discussioni su questo punto, niente bisogno di autocritiche (su quelle è specializzata una significativa quota della Sinistra) ma anche niente contestazioni nel merito, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato e girare pagina, Un po’ come accade negli Stati Uniti durante le campagne di riconsegna volontaria delle armi da fuoco: basta che i pezzi arrivino, nessuno dovrà dare spiegazioni sulla provenienza del “revolver”. Per contro, pare che il supercoordinatore avrà facoltà di scelta del “pool” di soggetti dei quali avvalersi, secondo un organigramma che nella testa di Norman Gobbi si sarebbe formato da tempo. Primo obiettivo, la ri-ramificazione del movimento con una costruzione capillare della presenza per aree e, magari, con un tentativo di recupero dei delusi e dei disillusi o, ancora più semplicemente, di coloro che dalla politica leghista si sono via via allontanati causa accresciuta distanza tra teoria e prassi.

Un vantaggio sui predecessori degli ultimi tempi (certo, nel Comitato era anch’egli presente) Norman Gobbi ha ed avrà invece circa la “vexata quaestio” dei rapporti interni al Centrodestra ora maggioritariamente rappresentato dall’Udc (almeno, ai sensi dei due consiglieri nazionali Piero Marchesi e Paolo Pamini cui la Lega dei Ticinesi oppone solo Lorenzo Quadri): lì non servono infatti risposte nell’immediato. Come dire: il tempo, che da Airolo a Chiasso e da Lumino a Brissago stringe come del resto dimostra il fioccare di rinunzie e di candidature già a blocchi pieni, su questo fronte potrebbe rivelarsi almeno alleato.