Home CRONACA San Gottardo, galleria di base semimorta per altri 10 mesi (almeno)

San Gottardo, galleria di base semimorta per altri 10 mesi (almeno)

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Macché novembre 2023 (condita da un filo di ottimismo, era un’ipotesi credibile); macché fine inverno cioè marzo 2024 (senza bisogno di troppi giri di parole, era l’ipotesi-“standard”); macché metà primavera ovvero maggio 2024 (e d’accordo, già oltre il limite dell’umano grado di sopportazione, ma era l’ipotesi estrema). Macché tutto: se va bene, ed a questo punto deve proprio andare bene, il ritorno alla normalità nei trasporti su rotaia via galleria di base del San Gottardo avrà luogo nel settembre 2024, e facciamola quadrata, già nell’ultima decade cioè in autunno. Esatto, “quell’autunno”, 10 mesi da adesso: sta scritto in un’informativa di fonte Ferrovie federali svizzere, contenuti semplicemente lunari, eh, purtroppo i danni si sarebbero rivelati “più importanti” rispetto a quanto stimato in un primo tempo. Come dire che da giovedì 10 agosto 2023 a martedì 2 novembre 2023 sono trascorsi 83 giorni e nel frattempo il periodo necessario per il ripristino è passato da 90-100 giorni – di massima, ancora due o tre settimane a partire da oggi – ad oltre 400; per ora, anzi, il limite si fissa a 416, ma s’ha già da temere una procrastinazione supplementare in forza della scadenza “naturale” degli orari cioè del cambio annuale di tabellone.

Dei problemi che tale decisione comporta non occorre nemmeno che si dia qui l’elenco: fatta eccezione per quello striminzito numero di convogli passeggeri tornati a circolare dalla fine di settembre, chi voglia varcare le Alpi o attraverso le Alpi scendere in Ticino su strada ferrata deve contentarsi della linea “vecchia” e dei tempi di percorrenza conseguenti, a men che abbia la ventura di poter far quadrare le proprie esigenze con il transito dei precitati e rari vettori indirizzati lungo la galleria di base e su quelli che dalle Ffs sono promessi oggi con decorrenza da domenica 10 dicembre 2023 ovvero in concidenza con il cambio di orario. Quali, quanti, quando? Non si sa: “Previsto (…) un numero significativamente maggiore (…) ed a velocità più sostenuta”. Per stare all’aritmetica, fatta base due, già quattro sarebbe cifra “significativamente maggiore”; ed a due siamo, il venerdì da Zurigo-centrale ore 17.33 a Lugano ore 19.58, la domenica da Locarno ore 17.50 a Lucerna ore 20.10, tra questo e niente a cena vien voglia di scegliere il niente a cena. E preoccupante è sempre quell’insistenza unilaterale sul verbo “prevedere”, semanticamente paradossale perché è un ottativo persino nell’uso all’infinito, valendo sempre lo zero alla voce “garantito”; per trovare la formuletta magica ad autoesenzione dei vertici Ffs da qualsivoglia responsabilità bisogna scavare tra le notule dei vari comunicati, ma alla fine ecco emergere che l’offerta della menzionata cifra “significativamente maggiore” di treni è un mero “obiettivo” (come abbiamo visto, uno dopo l’altro sono già andati a ramengo tutti gli obiettivi dichiarati), e per di più la “pianificazione esatta” – altro ossimoro: quando mai, in regime di orari ferroviari, può esservi una pianificazione “sommaria”? – è “in fase di elaborazione”. In casa Ffs, dunque, alla data di giovedì 2 novembre non sanno quel che sarà necessariamente stato attuato già domenica 10 dicembre; non solo, dacché per quanto posto ad obiettivo è richiesta “l’approvazione di sicurezza” da parte dei responsabili dell’Ufficio federale dei trasporti, i quali si guarderanno bene dal timbrare ad occhi chiusi, se è bastato il guasto ad una ruota di un vagone di un singolo treno merci per portare la galleria al tempo in cui la galleria… non c’era.

Buona fortuna: a chi sta mettendo una pezza, ed a noi in quanto utenti.