Home CRONACA Tre metri sotto il cielo, al bagno pubblico stammi lontano tanto così

Tre metri sotto il cielo, al bagno pubblico stammi lontano tanto così

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10 ma non più 10, sette dunque siano. Sette metri quadrati, da ieri e sino a tutto agosto fatti salvi interventi restrittivi che sarebbero conseguenti ad un riaggravamento della situazione covidiana e Dio ci scampi sia dal morbo sia dal rischio sia dalla mera eventualità, sono imposti ai frequentatori di infrastrutture ticinesi qualificabili come bagni pubblici e lidi; nel senso che, una volta raggiunta la capienza aritmetica computabile in normale operazione divisoria ma non divisiva (“tot” metri quadrati fratto sette uguale numero degli aventi diritto ad accedere, chi prenota e chi prima arriva ha diritto di stare, gli altri si mettano in coda), il “distanziamento fisico” ovvero sociale in tale misura viene espresso, con riduzione di poco meno d’un terzo da quanto fissato in precedente provvedimento. Disposizioni igienico-sanitarie, dunque, in firma da Palazzo delle Orsoline sponda Esecutivo e con l’avallo dei responsabili dello Stato maggiore cantonale di condotta; in calcolo elementare, considerandosi l’àmbito di prossimità individuale, è come se (“come se”, si sottolinea; resta chiaro il fatto che fidanzato e fidanzata o fidanzato e fidanzato o fidanzata e fidanzata possono rimanere anche appiccicati l’uno all’altra o l’uno all’altro o l’una all’altra, con le dovute cautele) ogni persona godesse del diritto ad essere punto zero di un cerchio con raggio pari ad 1’493 millimetri, e dunque con diametro di 2’986 millimetri – in sostanza, tre metri lineari – tra sé ed ogni altro bipede senziente o non senziente; poi, si sa, ci si avvicina e ci si allontana, ma lì intervengono altri strumenti per una puntuale ed accurata profilassi.

Strategia prudenziale “al fine di contenere ogni possibile ripresa dei contagi”, precisano da Bellinzona; e fanno bene, per carità. Un po’ meno sostenibile ed anzi da cortocircuito, non per il significato dell’atto in sé quanto per la prefigurata certezza sull’impossibilità di applicazione in ogni caso, è la pretesa rivolta ai gestori di tali strutture: essi, su richiesta dei responsabili dell’Ufficio del medico cantonale, saranno tenuti a “fornire immediatamente i dati di contatto dei singoli visitatori, ma solo se i dati di contatto sono… disponibili (così nel testo); e sì che, in linea di massima, l’esigenza è rilevante, “anche alla luce dell’importante numero di visitatori indigeni, confederati e stranieri che quotidianamente frequentano i lidi ed i bagni pubblici ticinesi”. Un quesito, perlomeno, abbisogna di risposta: che cosa farebbero, all’Ufficio del medico cantonale, nel caso effettivamente servisse una rapida indagine di carattere conoscitivo – e già non stiamo ipotizzando di peggio – in area nella quale di più strutture balneari non siano subitaneamente accertati e fruibili i numeri? In immagine, un esempio di tracciamento dell’area teorica di rispetto a sette metri quadrati.