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Pala & piccone / Polemizzano sui valichi. E si pestano i piedi (tra di loro)

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Singolare e non condivisibile fenomeno orchitico, in alcune voci d’oltreconfine, dopo la decisione dell’autorità politica federale di procedere ad una seconda riduzione dei valichi per l’accesso dall’Italia alla Svizzera, e viceversa. Un esponente politico della Sinistra, dalle parti di Varese, ha tuonato: “Non siamo stati avvertiti, e questo è inaccettabile, così non si può andare avanti, tra l’altro due dei valichi non sono secondari, queste chiusure generano disagi supplementari ai nostri lavoratori, chiederemo un immediato intervento del nostro ministero degli (Affari, ndr) esteri”. Spiace per il noto rappresentante – è un senatore – delle istituzioni d’oltreconfine, ma egli ha preso un granchio: primo, perché quei valichi – Brusino Arsizio su Porto Ceresio e Monteggio frazione Fornasette su Luino – sono effettivamente considerati “minori”; secondo, perché le autorità italiane non possono non aver ricevuto adeguata informazione, non foss’altro perché la notizia era stata pubblicata con ampio anticipo su tutte le testate dalla redazione appena appena attenta ai fatti. A buon esempio, proprio sul quotidiano elettronico territoriale in cui il prenoncitato esponente politico compare in intervista un giorno sì e l’altro anche, e con tale frequenza egli soltanto, chissà come mai.

Ma non solo. Per maggior sicurezza, utile la consultazione dell’elenco di attività svolte nelle ultime ore da quanti abbiano ruoli di rilevanza al ministero italiano Affari esteri; e si scopre che il sottosegretario, che si chiama Ivan Scalfarotto e che sino a qualche mese fa stava nella stessa cordata (Partito democratico) del furente parlamentare, ha avuto proprio questa mattina un colloquio telefonico con Roberto Balzaretti, segretario svizzero di Stato e responsabile per gli Affari europei. Testuale: “Ho sottolineato al segretario di Stato che in questo momento non c’è alcun bisogno di trattenere i frontalieri in Svizzera” (riferimento all’offerta di alloggio, tutt’altro che priva di contenuti qualitativi; ma questo sarà argomento per altra discussione), e ciò “(…) posto (il fatto) che i confini sono aperti e che anche le code ai valichi si sono drasticamente ridotte in séguito (…)” ai provvedimenti et cetera et cetera. Dunque, a mente del sottosegretario Ivan Scalfarotto non sussiste problema alcuno se i valichi minori sono stati chiusi al fine di canalizzare meglio il traffico e di poter far eseguire con maggior puntualità i controlli, tra l’altro venendosi incontro ad esigenze proprie delle autorità italiane che non avevano né avrebbero sufficienti risorse umane da destinare alla sorveglianza metodica di ogni punto di transito verso e dalla Svizzera.

Solo su un aspetto il sottosegretario del Governo italiano si sbaglia, dando anch’egli prova di superficialità: a differenza di quel che figura nella prima riga dell’informativa, non vi è alcuna imposizione di “pernottamenti obbligati”; ed è cosa grave se un’offerta viene interpretata come obbligo. Ma figurarsi: nelle percezioni di Roma, la Svizzera entra in linea di conto solo quando si tratta di trepestare. In fondo, si parla della stessa controparte che da cinque anni tiene bloccato un accordo (testo idiota, ma questo non conta) parafato cinque anni addietro…