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Oro rubato, traffico da Asti al Ticino: tre arresti al di qua del confine

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 23.33) Fa perno su due cittadini italiani, 61 e 31 anni, l’uno di origini torinesi e l’altro con ascendenze calabresi, dimora rispettivamente nel Mendrisiotto e nel Locarnese e identità note alla redazione del “Giornale del Ticino”, oltre che su un 38enne svizzero, residenza nel Luganese, il ramo ticinese dell’inchiesta che nell’arco di pochi giorni ha affondato una banda di zingari di etnia sinti e stanziali ad Asti e specializzatisi nella “gestione” dei proventi di innumerevoli furti sciolti e con scasso, ovvero nel trattare metalli preziosi che, stando alle prime risultanze delle indagini, avrebbero preso la via del Ticino per essere fusi e/o riciclati. Di oggi, dal ministero pubblico in Lugano, la conferma formale dell’arresto provvisorio e la convalida della restrizione della libertà da parte del giudice dei provvedimenti coercitivi, su addebiti che nel “dossier” aperto davanti alla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo vanno dal riciclaggio aggravato alla ricettazione aggravata alla falsità in documenti. Il lavoro di costruzione del caso è in realtà e tuttora “in itinere”, nel senso che serve una serie di accertamenti “finalizzati a comprendere – testuale dall’informativa diffusa – se sussistano i presupposti di reati di natura penale con riferimento a possibili attività di riciclaggio e ricettazione”, risultando già emerse “diverse possibili anomalie” ed evidenziandosi quindi l’esigenza di valutare eventuali altri atti istruttori “in base anche all’esito delle verifiche in corso”.

L’inchiesta – Nell’autunno 2021 l’avvio dell’inchiesta, Asti in Piemonte la città su cui convergevano figure e sospetti per una lunga serie di atti predatori compiuti prevalentemente tra Piemonte, Liguria e Lombardia; per dire delle quantità trattate, basti il sapere che nel corso di un singolo sequestro effettuato a San Giusto Canavese, in provincia di Torino, dal bagagliaio di una vettura ferma da tempo in un “garage” è venuto alla luce un carico di oro per 37 chilogrammi, all’incirca un terzo del flusso che sarebbe stato gestito nel volgere di pochi mesi; durante una serie di perquisizioni condotte tra Asti, Pavia, Alessandria, Piacenza e Torino sono stati inoltre recuperati un milione di euro in denaro contante, 15 armi da fuoco (queste ultime all’interno di uno stabile in provincia di Alessandria), 1’500 proiettili, due moto di alto valore ed altro. Chiarita l’esistenza di un’organizzazione piramidale ed agendo tra Lombardia e Piemonte, gli inquirenti hanno identificato ed isolato quattro uomini con posizioni di vertice e per i quali è stato disposto il trasferimento in strutture penitenziarie; un altro uomo ed una donna, Amelio “Ciro” Cena e Luigina “Elena” Proietti, entrambi residenti nel Pavese, si trovano invece ai domiciliari e nella vicenda avrebbero avuto ruoli marginali o fors’anche non congrui; la posizione di un paio di altri soggetti, che per quanto è dato potrebbero anche già trovarsi ristretti in carcere, è al momento incerta. Di certo in manette è finito Renato “Ciccio” Olivieri, 58 anni, cui in verità sarebbe stato addebitato un solo caso (per ricettazione); più significativi i ruoli e più gravi le responsabilità di Giuseppe “Gigante” Lafleur, 48 anni, e di Franco “Provolino” Piramide, 53 anni, entrambi sotto accusa (addebito principale: associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio). Insieme con Giuseppe Lafleur e con Franco Piramide, che negli ambienti della malavita godono anche di altri soprannomi quali “Nana” e “Polifemo” rispettivamente, ha preso la via di una casa circondariale anche Attilio “Ricky” Cena, 51 anni, ufficialmente residente a Correggio in provincia di Reggio Emilia ma abituale frequentatore dei “colleghi” sulla piazza di Asti.

I fatti in Ticino – Venerdì scorso, in Ticino, la svolta con una serie di perquisizioni, di interrogatori e di sequestri di materiali ovvero oro, gioielli e denaro soprattutto. Bersagli principali, gli uffici di alcune società con sedi nel Mendrisiotto e alcune abitazioni nel Luganese e nel Locarnese; coordinamento a cura di inquirenti della Polcantonale, all’opera anche agenti dell’Ufficio federale dogana-sicurezza dei confini per quanto di competenza, ampia la collaborazione di effettivi dei Carabinieri di Asti che, come indicano fonti tricolori, sono stati autorizzati ad operare con pedinamenti e controlli anche al di qua del confine. “Focus” dell’attenzione su una piccola fonderia (qui un “busillis”: in Italia o in Ticino, o si deve pensare a due distinte operazioni atte a cancellare ogni traccia di provenienza della merce?) e su un ufficio-cambi.

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