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L’editoriale / Socialisti luganesi, tutto qui il futuro in Municipio?

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Designando ieri Aurelio Sargenti (pensionato, ex-direttore del Liceo Lugano-2) e Mattea David (diploma quale architetto d’interni in Supsi, da Faido alle rive del Ceresio, area Giso) insieme con la municipale uscente ovvero Cristina Zanini Barzaghi, i membri della Commissione elettorale in casa Partito socialista giunsero formalmente a compimento del mandato per quanto riguarda le designazioni elettorali alle poltrone di Palazzo civico in Lugano, versante stanza dei bottoni. E rieccoci ad ammirare, da distanza invvero ragguardevole, la montagna che partorisce topolini, con rispetto parlandosi sia per il già docente (le cui tesi circa àmbiti che a lui non pertengono, ad esempio l’editoria quotidiana, restano oggetto di fondata perplessità; ma è argomento per riflessioni in altra sede) sia per la 26enne assertrice di ogni diritto (vedasi il programma elettorale per le Cantonali di aprile 2019, sponda Gran Consiglio, esito da 18.a subentrante nel partito, e vedasi quello per la candidatura – rimasta in canna – al Nazionale): tanto sarebbe valso il dire che Cristina Zanini Barzaghi è la candidata unica dei socialisti, e che ogni altro ragionamento (ma come, non si parlava di puntare al raddoppio della rappresentanza nell’Esecutivo cittadino?) rimane privo di significato, o di interesse, il che pare persino peggio.

Osservazioni, in materia, quattro almeno.

a) Pur sapendosi che questa terna è ancora da approvarsi all’assemblea del Partito socialista, appuntamento che va in agenda alla data di mercoledì 8 gennaio, diamo per scontata la ratifica; non già per acclarato consenso (oh, sì: unanime risulta l’approvazione da parte dei componenti la Commissione elettorale) ma per necessità imposta dai tempi di presentazione delle liste. Ergo avremo Cristina Zanini Barzaghi che punta alla conferma e due eccipienti che peraltro, se per un caso fortuito e non augurabile venissero proiettati nelle funzioni di municipali, si troverebbero ai piedi della scala avendo sino ad ora maturato esperienza istituzionale pari a zero virgola zero.

b) Compagni, una domanda senza malizia: tutto qui il prodotto? Davvero non esisteva un altro nome trionfalmente spendibile, o forse e senza forse i candidabili reali (Raoul Ghisletta, cui venne chiesto, e forse ci sarebbe stata di mezzo l’esigenza di procedere in deroga, ma la questione si sarebbe risolta in tre minuti; Stefano Vassere, cui venne chiesto; altro tizio importante, cui venne chiesto) si sono sfilati, offrendo semmai, quale concambio, una sommaria disponibilità a figurare sugli elenchi per il Consiglio comunale? Perché la cosa non convince: c’è stato il tempo di una legislatura per ponderare, per formare e per far crescere chi volesse avvicinarsi ad un ruolo istituzionale (beh, certo: il buon candidato si informa e studia), e c’è stato il tempo di una legislatura per affinare le valutazioni e per scegliere, anche ragionando sulla qualità dei soggetti nel frattempo espostisi in altre competizioni elettorali o in altre situazioni di primaria democrazia, iniziativa o “referendum” o petizione che sia; e questo – solo questo, sempre sotto condizione dell’“Absit iniuria verbis” – vien cavato dal cilindro?

c) Le candidature escono dalle segrete stanze della Commissione elettorale, va bene. Ma qualcuno avrà portato tali nomi, no? Nel senso: sarà esistito un gruppo di cacciatori di teste, non foss’altro che per la suddivisione dei compiti (“Io ho buoni rapporti con Venceslao, dunque lo chiamerò io, e tu occupati di Ildefonso e di Ermengarda”; nomi di fantasia a scanso di riconoscibilità dei personaggi)? E volete che dalla Commissione cerca siano stati calati solo un sette di bastoni ed una quattro di picche – sempre sia detto in astrazione da giudizio sulle persone – in aggiunta all’asso pigliatutto già intavolato? O forse che un soggetto con spiccata personalità avrebbe guastato uova e paniere, mettendo in difficoltà ed in allarme la municipale uscente?

d) Comunque la si veda, quella della terna proposta è una sconfitta in partenza, e si spiega: se sette sono i nomi in lista, e tre (tre soltanto) giungono dal Partito socialista, è chiaro che nessuno si è sentito in grado o nel diritto di alzare la manina e di dire che l’alleanza rossoverde, a queste condizioni, è non già inaccettabile (dicono anzi che in politica l’inaccettabile non esista più) ma balzana, e balzana in quanto autolesionistica, ed autolesionistica in quanto concepita secondo presupposti di debolezza interna ed intrinseca. Per il Municipio, difatti, quel che dovrebbe suonar a guisa di Izquierda unida – scopriremo poi la denominazione e le priorità onomastiche in ditta – si presenterà con un modello “tre più tre più uno”, ovvero concedendosi un posto ai comunisti e tre posti ai Verdi. Ora: simpatico e professionalmente preparatissimo (oltre che appassionato) è Nicola Schönenberger, che sussurri amichevoli indicano quale Spitzenreiter per i Verdi medesimi e che ha la dote di far pesare l’onda di consenso ben oltre i numeri; ma sorprende, e non è sorpresa apprezzabile un Partito socialista i cui capi a loro volta non riescano a gettare sul piatto della bilancia quei quattro centilitri di napalm che dovrebbero essere ancora nei serbatoi. Minuzie, sapete: i nomi, la letteratura, le competenze, la storia (travagliata, sissignori; sentieri buoni e sentieri che hanno portato “in the middle of Nowhere”, fra progetti condotti in porto e fissazioni da entomologi dispersi nel deserto del Gobi, anche) di una compagine politica al cui interno albergano, o almeno albergavano, varie sensibilità e sensibilità varie. Non esclusa quella ecologista, che prerogativa di una sola schiera non è mai stata, né mai sarà. E qui il dubbio: ma non l’hanno ancora capito, nel Partito socialista, che per il Partito socialista ogni abbraccio paritario fa rima con esito suicidario? Tenete così tanto, compagni, a lasciare l’iniziativa al prossimo, al farvi dettare l’agenda e persino le modalità di azione (e, difatti, per il Legislativo i Verdi correranno su lista propria…), a consentire che l’organicità del vostro pensiero sia cannibalizzata da un argomento e da un problema? Oh, fate vobis.

Nelle immagini, da sinistra verso destra: Mattea David, Cristiana Zanini Barzaghi ed Aurelio Sargenti.

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