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Grigioni: piattaforme di “trading”, casi sospetti sotto la lente

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Ancora nelle ultime ore, ossia dopo pubblicazione di una nota ufficiale di avvertimento da parte delle autorità cantonali, varie denunzie ai centralini della Polcantonale Grigioni per quanto riguarda presunte truffe su investimenti effettuati per tramite di piattaforme di “trading” elettronico, in tempo reale e su promessa di ampi margini di guadagno per gli investitori. Come risulta da una prima e sommaria analisi dei dati raccolti, la ricerca dei potenziali clienti parte sistematicamente dall’offerta di un conto corrente digitale ed a condizioni economicamente vantaggiose, sino al dichiarato azzeramento delle commissioni per un certo periodo dall’inizio del rapporto commerciale, con il contemporaneo invito ad investire a largo spettro tra cryptovalute, azioni, opzioni, derivati ed altro; unica richiesta, il versamento di somme (reali) su società all’estero e dalle quali si presume che il denaro venga dirottato verso altri lidi. E qui il trucco: in un primo tempo il cliente ha facoltà di controllare in modo diretto – e, anzi, viene sollecitato a farlo, quale riprova di correttezza e di trasparenza oltre che di successo delle operazioni effettuate – ciascuno tra i risultati conseguiti sul singolo prodotto finanziario, e quindi di… autoattestare i guadagni conseguiti; con il trascorrere del tempo, tuttavia, si rarefano le opportunità di dialogo con i sedicenti consulenti finanziari, i quali o dichiarano di passare la mano ad altra figura di riferimento o semplicemente scompaiono ovvero non rispondono più ai tentativi di contatto. Strategia adottata, quest’ultima, una volta che l’investitore sia stato spolpato ossia indotto a mettere sul piatto anche cifre supplementari per assicurare i capitali contro il rischio di perdite, e sollecitato a rinforzare investimenti già effettuati perché a detta del sedicente consulente finanziario si starebbe profilando una grande occasione di guadagno secco, ed invogliato a far entrare anche terze persone nella catena del “trading”.

Come evidenziato dall’analisi sulle dichiarazioni dei presunti truffati, i gestori delle piattaforme si guarderebbero bene dall’infilarsi in operazioni tipiche dello “schema Ponzi” alla Bernie Madoff, non trattandosi in questo caso di “coprire” il pagamento di guadagni veri o presunti con denaro fresco proveniente da altre fonti, ed agirebbero piuttosto secondo dinamiche proprie di quel Jordan Belfort cui fu ispirato un film come “Il lupo di Wall Street” ; fra i metodi di persuasione godrebbero invece di buona popolarità i microbonifici “una tantum” (cifre nell’ordine delle decine, al massimo del centinaio di franchi) e le rendite cumulative la cui erogazione viene promessa al raggiungimento di una certa cifra minima, in modo – tale la scusa adottata – da non far subire un aggravio di spese. D’improvviso, ed infine, la perdita di contatto; e, qualora anche s’abbia la competenza tecnica sufficiente per risalire allo stato dell’arte del proprio conto digitale, la scoperta del saldo ridotto a zero e dell’assenza di qualsivoglia giustificativo circa la titolarità degli investimenti che si crede di aver effettuato. Circa i truffatori, da non dimenticarsi: a) operano con stile professionale, hanno linguaggio adeguato alle richieste della clientela e danno l’impressione di essere interlocutori seri; b) non rilasciano documentazioni cartacee, di volta in volta rifugiandosi in istanze di riservatezza o in procedure a tutela del cliente o, ancora, in riferimenti a costi che finirebbero per ingoiarsi ogni utile conseguito e, infine, per intaccare il capitale.

In ultimo, e ferma restando l’impressione secondo cui quel denaro “investito” è da darsi come perso, proprio dalla Polcantonale Grigioni giungono alcune raccomandazioni che costituiscono a tutt’oggi un utile argine ai truffatori: a) verificare la serietà e l’affidabilità delle società finanziarie; b) diffidare dalle promesse di alti rendimenti; c) non lasciarsi mai prendere dalla fretta, e guardarsi dalle tattiche di “marketing” dei sedicenti consulenti; d) ottenere preventivamente informazioni circa i referenti “fisici” (persone, luoghi, numeri di contatto) cui rivolgersi nel caso emergano problemi di qualsivoglia natura; e) consultare su InterNet (ad esempio, partendo dalle pagine “web” della Finma, autorità di controllo sui mercati finanziari) se il nome della società “rappresentata” dai sedicenti consulenti finanziari figuri su una lista nera; f) effettuare solo investimenti di cui si comprenda la natura; g) infine, consultare la propria banca di riferimento o una persona di fiducia nel ramo finanziario.

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