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Covid-19 in Ticino, sette casi a carica di allarme pari a zero

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 10.30) A distanza di sei mesi esatti dall’annuncio del primo caso (ricordate? Un professionista, 70 anni, infettato ad un convegno dalle parti di Milano, rivelatosi infetto agli esami e collocato alla “Clinica luganese Moncucco”) in Ticino ed in Svizzera, nemmeno oggi riappare l’auspicato zero alla casella dei contagi per “Coronavirus”, e ciò – un pronunciamento chiaro ed aritmetico sarebbe gradito da parte del portavoce dell’Ufficio del medico cantonale – ragionevolmente in forza dei soli contatti con fonti di rischio all’esterno dei confini ticinesi, e pertanto quale conseguenza di un’osmosi non adeguatamente filtrata, vogliasi e dicasi in particolare per quanto riguarda i rientri e gli accessi dall’estero dopo soggiorni in zone nelle quali il Covid-19 fa titolo in prima pagina, e con dovizia di lutti.

Nel complesso, per quanto riguarda il Ticino, da ieri all’alba di oggi il numero complessivo delle persone ammalatesi è salito a quota 3’519, fissandosi con precisione sulla soglia dell’“un contagio ogni 100 abitanti” che era stato preconizzato su nostro modello matematico in sviluppo sui primi sei mesi; fatto, dunque, non allarmante tanto di più se, come consta, i nuovi pazienti sono latori di cariche virali assai ridotte. Di più, esattamente in linea con tale modello rimane il numero dei decessi, 350, l’ultimo dei quasi due mesi e mezzo or sono, anche qui in conferma della validità di un’ipotesi secondo cui la curva ascendente si sarebbe spezzata all’incirca dopo tre mesi dal primo caso; ai dati della mattina di lunedì 25 maggio constavano in effetti 348 vittime (due, dunque, quelle che si sarebbero purtroppo registrate nei tre mesi successivi) e 3’306 positività (213 quelle a venire). In ospedale resta una sola persona, ricoverata sì ma in regime ordinario; 926 in tutto i dimessi da strutture nosocomiali.